sabato 31 gennaio 2009

BLOG E GRUPPI DI CONSUMO

Negli ultimi anni,in seguito al continuo espandersi di un mercato di scala globale(sempre piu' competitors e piu' spazi di entrata sul mercato) e ad una crescente richiesta dei consumatori,che sono piu' esperti e sofisticati nelle loro scelte rispetto al passato,stiamo assistendo ad una continua crescita di blog e gruppi d'acquisto che trattano l'argomento birra,analizzandone tutte le caratteristiche proprie di questo mercato(marchi,gusti,rapporto qualità prezzo,innovazioni,spazi di entrata,ecc.).

Uno di essi,che offre un gran numero di informazioni per i consumatori e non solo,è Cronache di birra,un blog di appassionati,rivolto quindi ad un pubblico esperto che può trovare svariate informazioni sul consumo di birra,opinioni su brand ed eventi per appassionati.Su cronache di birra è possibile anche seguire un format televisivo completamente dedicato alla birra artigianale.

Due siti che invece offrono un servizio per un consumatore "standard",sono:A good beer blog,in inglese,che tratta del mercato Americano ed Europeo e Degustatori di birra,un ottimo gruppo d'acquisto è il quale può essere considerato come una guida ideale per il consumatore che cerca informazioni su un mercato sempre piu' complesso e in cambiamento.

Naturalmente,anche Facebook non poteva restare isolato a questo fenomeno;sono numerosi i Fan Club e gruppi di opinionisti che hanno scelto il popolare network per diffondersi in rete.
Le discussioni riguardano le tematiche piu' svariate:si parte da semplici argomenti a carattere comico e scherzoso("birra moretti da 66",fatti una birra),fino ad arrivare a veri e propri gruppi di opinionisti(miglior birra,fermento birra).Facebook viene usato anche a scopo pubblicitario dai vari brand produttori,che sfruttano le sue potenzialità per cercare di ottenere nuove fette di mercato,attraverso campagne a costi prossimi allo zero,ma con la massima visibilità ed un posizionamento verso il pubblico piu' ampio che si possono attualmente desiderare.

Birra e pubblicità

Nell’analisi del mondo pubblicitario della birra ci siamo voluti soffermare in particolare sugli spot, una scelta determinata da due fattori: primo per le caratteristiche intrinseche che offrono maggiori spunti di riflessione rispetto alle altre forme pubblicitarie; secondo per l'importanza che la pubblicità televisiva ha ormai assunto nella nostra società massmediatica.
Da un lato analizzeremo le componenti tecniche dello spot, dall’altro si cercherà di comprendere quali sono i modelli di consumo veicolati, ponendo particolare attenzione ai soggetti rappresentati, all’ambiente e ai valori associati al consumo di birra.

1. La strategia comunicativa

La strategia più diffusa nelle pubblicità della birra è quella di adottare il modello comunicativo del product-image format ovvero si tende a basare la campagna sulla relazione tra il prodotto, il contesto e il valore simbolico; il prodotto e la sua rappresentazione visiva rivestono minore importanza a vantaggio del contesto simbolico che attribuisce significato al prodotto. Si crea cosi un’associazione simbolica tra il prodotto e i significati valoriali veicolati dall’ambiente o dal contesto dei personaggi del messaggio pubblicitario.
Tra i commercial che adottano questo tipo di relazione emerge un ampio riferimento ai valori quali l amicizia e l edonismo. Tramite questa modalità al centro del messaggio pubblicitario non vengono poste le caratteristiche del prodotto alimentare “birra”come ad esempio il gusto, la corposità o gli ingredienti quanto invece, i valori simbolici ad essa associati e ciò che possono significare per i consumatori . i commercial che rientrano in questa categoria, infatti, fanno leva più sul lato “emotivo”che su quello argomentativo fornendo dei modelli di riferimento a cui i consumatori possono aggrapparsi. Questa tecnica pubblicitaria tende a differenziare la varietà delle birre no in base a “come sono” ma in base a “cosa rappresentano”.
Per quanto riguarda il modello narrativo il più usato è lo slice of life ovvero la rappresentazione di momenti di vita quotidiana di gente comune perfetto per rappresentare un prodotto popolare come la birra. La tecnica dello slice of life fornisce un campo di associazioni per la promozione di un prodotto il cui consumo avviene in situazioni quotidiane in ambienti diffusi e accessibili alla maggior parte della popolazione piuttosto che in ambiente riservati a status sociali più elevati.

2. Prodotto, ambiente e persone

Nell’analizzare gli spot abbiamo notato una strana “anomalia”: in molti di essi non viene mostrato quindi pubblicizzato il consumo di birra ma molte aziende hanno preso la decisione di puntare l attenzione sulle caratteristiche estetiche della bottiglia di birra che invece di essere bevuta viene semplicemente esibita ed ammirata; per i commercial invece che ne mostrano il consumo, soprattutto quelli che si rivolgono ai più giovani, nella maggioranza dei casi la bevanda non viene consumata nel bicchiere, come dovrebbe per esaltare tutto il suo sapore, ma ben si viene bevuta direttamente dalla bottiglia che viene considerato appunto un bere giovane e di tendenza.
Il consumo di birra non avviene quasi mai in contesti “conviviali”, ma prevalentemente fuori pasto rispecchiando in qualche modo le abitudini degli italiani e della cultura mediterranea che continuano a preferire il vino a tavola. Alcune messaggi pubblicitari di birre italiane però, seppur in maniera molto blanda, hanno iniziato ad intraprendere la strade del riposizionamento di questo
prodotto per favorire l inserimento della birra nelle abitudini alimentari degli italiani che la consumano prevalentemente in compagnia di una buona pizza.
Per quanto concerne l appartenenza sociale dei soggetti rappresentati appartengono tutti alla classe media e sono persone comuni in cui lo spettatore può facilmente riconoscersi sono assenti invece persone appartenenti ad uno status sociale elevato. L’età dei protagonisti invece, è ampliamente influenzata dalle disposizioni legislative che vietano l utilizzo di soggetti di età inferiore ai 18 anni.

3. I valori

Il valore più rappresentato negli spot di birra è sicuramente l amicizia. Nella stragrande maggioranza degli spot l ambientazione sociale in cui avviene il consumo è caratterizzata dalla rappresentazione di gruppi amicali mentre solo in pochi spot compaiono coppie sentimentali; la birra dunque diventa “il collante” del gruppo indirizzando sempre più questo prodotto ad un target particolarmente giovane. Sono presenti nei commercial anche altri valori quali l edonismo,l individualismo e il successo come rappresentazione della autorealizzazione personale per eccellenza. In un numero più esiguo di spot si fa riferimento alla tradizione del prodotto o addirittura all’eros dove si tenta di far colpo sul consumatore di birra tipicamente maschile.

4. Il colore e la musica

Il colore è un carattere presente in quasi tutti gli spot ad eccezione di alcuni dove predominano bianco e nero che denotano “eleganza” e “mascolinità”; altri colori molto usati come il verde legati alla giovinezza denotando freschezza e vitalità. Nelle campagne italiane vengono usati molto colori come il rosso associato alla passione, l’arancione che evoca energia ed allegria, il giallo accostato alla serenità e alla gaiezza o il marrone simbolo di genuinità e tradizioni di una volta.
È superfluo invece sottolineare il ruolo significante e non puramente accessorio che ricopre la musica nei messaggi pubblicitari audiovisivi, dove rappresenta una componente importante per la capacità di coinvolgimento emotivo del pubblico. La mancanza di musica negli spot e dovuta principalmente al desiderio di rappresentare le scene di quotidianità con più realismo invece la creazione e l inserimento di un jingle ovvero un breve motivo ripetitivo viene utilizzato per richiamare immediatamente il pubblico sulla storia della comunicazione dell’azienda.
5. Il parlato il voice over e l end comment
Le forme di parlato più presenti negli spot sono sottoforma di dialogo tra i protagonisti, è tipico delle birre straniere indirizzate ad un pubblico giovane enfatizzare l aspetto musicale dello spot o di utilizzare la lingua inglese per avere un modello comunicativo globale ed omogeneo più che adattarsi alle singoli realtà locali. La voice over è certamente, con la musica ed il montaggio, uno dei tratti distintivi del linguaggio audiovisivo, piuttosto esigua nei commercial della birra ed quasi sempre al maschile. In contrapposizione ad un ridotto utilizzo del voice over lungo l’intera durata degli spot, la sua presenza nell’end comment è pressoché universale eccetto pochissime eccezioni.


Questo primo video mostra come negli anni '80 si cerca di posizionare il prodotto pubblicizandone le occasioni di consumo.


Il secondo video mostra l'entrata dei valori sociali come mezzo di comunicazione di buona immagine.


Questo ultimo video mostra come negli ultimi sono cambiati i valori sociali e come l'eros è diventato uno dei mezzi di sponzorizzazione più usati nelle pubblicità.

le riviste che parlano della birra nel nostro paese



Cercando le varie riviste che trattano di birra mi sono resa conto dell'importanza di questa bevanda (che ignoravo totalmente),la sua storia e la sua evoluzione. Da questo credo nasca l'esigenza di periodici o quotidiani che trattino nello specifico di birra che per alcuni è mensionata come la regina delle bevande... quindi
 
Come non riservare spazio ad un alimento così diffuso?

Ad una bevanda alla moda da secoli se non da millenni?

Non dare traccia della sua storia, delle sue tipologie, delle sue classificazioni?

Dare modo di acquistarla per gustarla da soli o in compagnia?

Dare un'occhiata alla normativa che regola questa bevanda?

La birra è una bevanda che spesso soffre di poca considerazione, nell’immaginario collettivo è la sorella povera del vino, quando in realtà le due bevande sono comparse nei pasti degli uomini quasi contemporaneamente.
La birra ha una storia millenaria che parte dai sumeri e arriva ai giorni nostri, lasciando sue tracce nella storia di popoli come gli Ebrei, i Romani e i Celti.

Esistono vari tipi di periodici o riviste che trattano di birra,alcuni che nello specifico si rivolgono proprio agli operatori nel settore come MONDO BIRRA che è una rivista mensile, fondata nel 1983, che si rivolge a tutti gli specialisti del campo:
produttori, importatori, distributori, grossisti, agenti, rappresentanti, buyer della grande distribuzione, gestori di locali specializzati.
Mentre esistono anche delle associazioni come UNIONBIRRAI che promuovono la diffusione della cultura della birra artigianale in Italia sia tramite delle iniziative tra specialisti e amanti di questo prodotto sia tramite degli abbonamenti online che periodicamente inviano tutte le news inerenti a questo settore.
Per saperne di più invece sul mercato della birra esiste un mensile BARBUSINESS che tratta nello specifico di statistiche e indagini di mercato sul consumo e le vendite di questo prodotto.
Confidando di aver suscitato in qualcuno  curiosità su questo tema, per il momento vi invito tutti a godervi un buon bicchiere di birra...... PROSIT!  

venerdì 30 gennaio 2009

Caso Carlsberg


Caso aziendale di "guerriglia marketing"


Ore 8.00 del mattino: sono pronta per uscire per recarmi ad un appuntamento di lavoro. Faccio colazione, esco dall’albergo e chiamo un taxi. Arriva il taxi driver, carica le valige nel portabagagli e mi chiede dove devo andare. Tutto normale… … ma sul taxi noto qualcosa: un passaporto che qualcuno distrattamente ha lasciato sui sedili posteriori. “ Excuse me sir, there is a passport here!”“A passport?” “ Yes…Someone has left its passport here!” La mia curiosità mi spinge ad aprire il passaporto e… Incredibile, da non crederci: un passaporto all’apparenza uguale a tanti altri, ma appena aperto si scopre che si tratta di un “documento d’identità” della birra Carlsberg! Il finto passaporto invita il curioso lettore a scoprire il mondo di una delle birre danesi più bevute al mondo! “ Da non crederci” penso “un’altra trovata pubblicitaria…geniale”


Abbiamo scelto questo caso , in quanto esempio lampante di una nuova coinvolgente strategia di mercato: il "guerriglia marketing". Questa innovativa modalità di campagna pubblicitaria sta prendendo il sopravvento sulle più comuni tecniche di comunicazione convenzionali; in pratica consiste nel far risplendere il prodotto al massimo della visibilità con il minimo degli investimenti.


Il caso Carlsberg unisce le tecniche "irrazionali" del "guerriglia marketing" all'idea del "viaggio", propria di una forma di comunicazione detta bookcrossing che consiste nell'abbandonare "libri" di vario genere nei luoghi più insoliti lasciando che sia il caso a decidere i lettori e gli itinerari, allo scopo di condividere e di scambiare risorse senza utilizzare denaro.

Queste tecniche di comunicazione sono totalmente sovversive;non solo perchè si pongono come alternativa alla gettonatissima pubblicità commerciale,ma anche perchè nella loro estrema seplicità sono assolutamente moderne e innovative.


Tutto ciò porta alla constatazione che per far si che un brand diventi "simbolo" occorre costruire intorno ad esso la consapevolezza di un vissuto e un'immagine che suggerisca al pubblico non solo un marchio fine a se stesso ma un'associazione di mondi e di immagini che rappresenti un vero e proprio stile di vita e conferisca al prodotto un qualcosa di umano.




La cosmesi nelle riviste

Navigando su internet, visitando una miriade di siti e talvolta anche forum, ho scoperto che esiste un numero notevole di riviste che trattano di cosmetica e di make-up, dalle più famose come Marie Claire a quelle meno conosciute ma non per questo meno affascinanti.
Nella mia ricerca ho deciso di fare una differenziazione tra riviste che trattano di cosmesi e di bellezza in generale e riviste che invece si concentrano maggiormente sul make-up, il settore scelto dal mio gruppo.

Riviste cosmetici
La mia ricerca è partita dal sito segnalatoci dal professore ovvero l' ANES, nel quale ho trovato l'elenco di molte riviste, alcune classificate come testate d'estetica ed altre come testate di medicina e benessere. Tuttavia, selezionandole una per una, ho scoperto che in molte di queste riviste non era possibile accedere perché necessitavano di un abbonamento, o di altre ancora ne venivano descritte le caratteristiche ma non era possibile leggerne gli articoli come ad esempio “Cipria”
Un altro sito che contiene l’elenco di numerose riviste suddivise per argomento ma delle quali tuttavia non è possibile leggere gli articoli in quanto viene richiesto un abbonamento è Riviste Digitali. Nonostante ciò ha attirato la mia intenzione per i mini articoli che è possibile leggere e soprattutto per la suddivisione dettagliata delle riviste in “sottogruppi” che, come ad esempio nel caso della sezione beauty sono: beauty estetica, make-up, beauty attualità e centri estetici. Inoltre da ogni sezione è possibile accedere direttamente a siti di prodotti cosmetici o di professionisti che possono darci consigli diretti.
Riviste on line nelle quali è possibile leggere liberamente qualsiasi articolo e tenersi aggiornate nel campo delle innovazioni della cosmesi sono Fashiontimes (magazine di moda), Womanonline, Marie Claire e LaPelle.
Fashiontimes è una testata che si occupa di moda ma, nella sezione beauty, è possibile trovare informazioni sulle novità nel campo della cosmesi in generale e talvolta qualcosa anche sul make-up. Sono molti gli articoli dedicati ai cosmetici che "faranno tendenza" nelle prossime stagioni ed inoltre possiamo trovare articoli più specifici dedicati al mondo del make-up, come ad esempio l'articolo sulla nuova make-up artist di Maybelline New York, Charlotte Willer.
Come Fashiontimes, anche Womanonline e Marie Claire sono riviste nelle quali è possibile leggere articoli su cosmetici e ricevere consigli sugli ultimissimi prodotti da provare di svariati brand (anche per gli uomini). Una particolare attenzione in entrambe le testate è data alla cura della pelle, in particolare del viso: vengono infatti proposte numerose creme con caratteristiche diverse, proprio per dare alla lettrice la possibilità di poter trarre consiglio e quindi acquistare la crema più adatta alla propria pelle. Inoltre sono presenti anche articoli un po' più esplicativi nei quali ad esempio vengono illustrati alle lettrici alcuni componenti di prodotti da loro usati, come ad esempio nel caso di Womanonline l'articolo sull' olio di argan, oggi contenuto in quasi tutte le creme per il viso.
LaPelle è invece una rivista di dermocosmesi nella quale si trovano informazioni molto utili su cosmetici, dalle creme per corpo e viso ai trattamenti per capelli, ricevendo consigli da dermatologi, ai quali è possibile anche fare domande dirette.

Riviste make-up
Anche le riviste dedicate al make up risultano essere numerose, anche se le più acquistate o semplicemente visitate risultano essere Allure, Elle, Cosmopolitan, Glamour, Vanity Fair e Vogue.
In Glamour c'è un'intera sezione destinata al make-up con consigli su come truccarsi, quali sono i prodotti da acquistare ed usare, i trucchi delle star da "copiare" (con tanto di lezioni per truccarsi come Debra Messing) e naturalmente le tendenze per la prossima stagione. Cosa molto affascinate è che in Glamour le lettrici sono chiamate a partecipare direttamente alla scelta di quelle che saranno proprio le tendenze della prossima stagione, come ad esempio l'articolo in cui si può votare e quindi scegliere tra 15 trend quelli che caratterizzeranno la prossima estate.
In Allure invece troviamo tantissimi articoli in cui vengono mostrati vari prodotti con tanto di descrizione e prezzo.Ad esempio, nell'articolo dedicato alla nuova linea per il make-up di Calvin klein (che troverete nel sommario) la giornalista dà consigli su quale trucco usare in attesa dell'estate, fornendo un dettagliato elenco su quali prodotti acquistare, come usarli e i colori di tendenza, con un mini articolo che fa venire solo voglia di essere già in estate.
Anche in Elle, come in Glamour, la maggior parte degli articoli sono dedicati alle tendenze per la nuova stagione, con una particolare attenzione al make-up delle star. Nella sezione look, infatti, vengono consigliati i trucchi di Jessica Biel, un trucco naturale per le donne che non voglio attirare troppo l'attenzione, con tanto di indicazione su quali sono i prodotti usati dall'attrice, come il fondotinta di Dior e l'ombretto di Chanel, e quello di Kate Winslet (anche in questo caso con le indicazioni dettagliate di quali sono i prodotti che usa l'attrice).
In Cosmopolitan possiamo trovare tutte le dritte beauty, dal trucco glitter (la "glitter mania"), al rossetto perfetto per l'estate, alla matita per occhi e allo smalto super luminoso da usare e naturalmente il trucco delle nuove sfilate da "copiare".
Insomma buon divertimento......

mercoledì 28 gennaio 2009

Il make up in rete

Dovendo cercare blog, pagine fb e simili sulla cosmetica, e avendo trovato tantissimi risultati, ho preferito restringere il campo al settore scelto dal nostro gruppo: quello del make up. Anche qui comunque le pagine non sono state poche,così ecco un riassunto di ciò che ho trovato:

Facebook.
Ero inizialmente un po’ perplessa nel cercare gruppi e pagine dedicate al make up, non credevo davvero di poter trovare qualcosa…e invece, facebook mi ha sorpreso di nuovo! Tantissime pagine (circa 400) dedicate alle scuole di make up di tutto il mondo, di truccatori professionisti e di negozi specializzati. Ma non solo. Sicuramente più interessanti sono infatti, le pagine fan dedicate alle marche più famose, come ad esempio Chanel o Maybelline, o pagine dedicate al make up in generale (e le 220 foto caricate dagli utenti non lo fanno certo sentire solo)o a riviste del settore. E a proposito di queste, il gruppo più numeroso digitando "make up" (ad esclusione della sponsorizzazione di una serata che poco c'entra con il make uo), con i suoi 7.288 iscritti (in continua espansione), è proprio un gruppo dedicato ad una rivista online, makeup magazine(purtroppo, non in italiano). All'appello,ovviamente, non mancano eventi (corsi di make up o incontri con truccatori professionisti) e applicazioni (per regalare trucchi virtuali...)

YouTube.
Certo, non sono veri e propri blog, ma con i canali, ormai YouTube è diventato una sorta di mega contenitore di videoblog...o almeno, così la vedo io!é per questo che ho deciso di cercare anche qui qualche video interessante esclusivamente sul make up (tralasciando ovviamente le pubblicità)...risultato?Tantissimi "tutorial" (video in cui viene spiegato come realizzare particolari trucchi più o meno difficili...)realizzate da ragazze inglesi, tedesche, italiane...

Blog in giro per la rete.
A dirla tutta, di veri e propri blog dedicati interamente al make up non è che il web sia pieno, sopratutto perchè molti trattano più argomenti, come ad esempio le tendende moda, o la bellezza in generale, e all'interno pubblicano numerosi post dedicati al make up. Tuttavia ho cercato di fare una ricerca più precisa, e così vi linko solamente i blog sulla cosmetica ed il make up. Ad esempio, BeautyNews, è un blog con tantissimi post interessanti, da "l'oroscopo del make up", agli ultimi prodotti usciti, dalle nuove tecnologie alle tendenze della stagione. MakeupManiac, invece, pubblica per lo più tutorial e consigli di ogni genere: dal mascara, al fard, agli smalti.... In Passione per il make up, invece, come potete leggere appena entrate nel blog, possiamo trovare "descrizioni e consigli su quelli che sono i migliori prodotti in commercio, novità delle collezioni stagionali dei vari brand e tutorial su come realizzare alcuni tipi di make up". Infine, tantissime descrizioni di prodotti le possiamo trovare qui, peccato che il blog sia inglese, con tanto di prezzi in sterline!

martedì 27 gennaio 2009

Scarlett Johansson

a proposito di grafica....

IL MERCATO DELLA COSMETICA CHIUDE IN BELLEZZA IL 2008

Il mercato della cosmetica chiude in bellezza il 2008
In rallentamento, ma con segno positivo (+0,3%), Unipro conferma che il consumo quotidiano di bellezza tiene, nonostante la crisi economica. E incassa 8,3 miliardi
Tiziana C. Aquilani

05 Dicembre 2008
La bellezza non teme la recessione. E, anche in tempo di crisi economica, le creme per il corpo o gli antirughe, sia per donne sia per uomini, contribuiscono a mantenere alta la domanda di prodotti cosmetici, tanto da fare registrare al mercato, pur in rallentamento, un +0,3%, con un incasso complessivo pari a 8,3 miliardi di euro per le industrie cosmetiche italiane. Anche se Fabio Franchina, presidente di Unipro (Associazione italiana imprese cosmetiche), nell'ambito della presentazione dei dati congiunturali del settore ha precisato che “più di ogni precedente rilevazione, le previsioni sulle vendite risentono di forti disomogeneità anche all'interno dei singoli canali. Alla generalizzata contrazione dei consumi fa da contraltare una propensione d'acquisto sempre più attenta e differenziata”.

Le performance dei canali
I migliori risultati del secondo semestre 2008 sono quelli registrati dal canale erboristeria, che detiene poco meno del 4% del mercato totale, registra crescite intorno al 5%, con previsioni per il primo semestre 2009 del +4%, portando il canale a quota 320 milioni di euro. Ottili risultati anche per il canale farmacia, che conferma il suo dinamismo, raggiungendo 1,4 miliardi di euro (+4% tra luglio e dicembre 2008), con previsioni di crescita per il primo semestre 2009 di un ulteriore 4,5%.
Relativamente al canale della grande distribuzione, nonostante le forti tensioni sui consumi, le vendite dei cosmetici hanno mostrato una sostanziale tenuta, crescendo dell'1% nell'ultimo semestre di quest'anno. Analoga crescita è prevista nei primi sei mesi del 2009, anche se, con una previsione di aumento dei prezzi di circa l'1,5%, è ovvio che significherà un calo delle vendite e dei consumi. Per sostenere il canale della gdo -che vale oltre il 40% del mercato cosmetico con un valore sopra i 3,6 miliardi- le imprese del hanno effettuato forti investimenti sia in ottimizzazione degli assortimenti sia nel posizionamento dei prezzi.
Va registrata anche una consistente e componibile crescita del canale discount.
Accanto al consistente calo delle vendite nei canali professionali (saloni di acconciature -3,8% e quelli di estetica -0,5%), quello della profumeria, che si aggiudica il secondo posto per valore di mercato, pari a 2,35 miliardi (30% circa la share) presenta un trend sostanzialmente piatto (+0,5%), con previsione di crescita vicine allo zero per il primo semestre 2009.

Saldo commerciale ancora positivo
Le esportazioni del settore, condizionato dalle tensioni sui prezzi e da oscillazioni instabili sui cambi, registrano un rallentamento del 2,3%, pari a 2,2 miliardi. Pesa, in particolare, il caso dei consumi negli Usa e in alcuni paesi europei, mentre Brasile, Russia, India e Cina, come anche in paesi asiatici di nuova industrializzazione, l'offerta italiana di cosmetici risulta tuttora molto competitiva.
Nel complesso, il saldo commerciale del settore è pari a 700 milioni, segnando anche l'incremento del 2% delle importazioni.

IL MERCATO COSMETICO ITALIANO




L’ultima Indagine Congiunturale elaborata dal Centro Studi e Cultura d’Impresa mostra che, in un contesto complessivo italiano segnato dalla crisi, il settore cosmetico continua a tenere, seppure con ritmi di crescita rallentati. Il 2004 si è chiuso con un fatturato complessivo di 7,4 miliardi di euro, facendo segnare un incremento del 3,8% sul 2003. Secondo le rilevazioni dei dati a pre-consuntivo, il cosmetico made in Italy ha percorso anche nel 2005 un trend favorevole, ma con una crescita che si attesta a quota 2,7%.
A caratterizzare il comparto, il peculiare andamento a due velocità: a una generale e progressiva contrazione della domanda interna, che si ferma nel 2005 a quota +0,5% e prospetta per il 2006 una inversione di segno, si contrappone infatti un deciso aumento del fatturato derivante delle esportazioni.
Dunque l’export traina l’industria cosmetica italiana: il dato previsionale del 2005 mostra infatti uno sviluppo del 6,5% e rivela per il nostro Paese una forte competitività sui mercati esteri.
Crescono anche le importazioni, seppur in misura inferiore rispetto all’export, sia in termini di fatturato che in termini di crescita percentuale. La bilancia commerciale del settore è di conseguenza in attivo: nel 2004 ha riportato un saldo di 718,6 milioni di euro e manterrà lo stesso tenore anche nel 2005.
Oltre a fornirci una fotografia dell’evoluzione della produzione del comparto cosmetico italiano, il rapporto Unipro individua i fenomeni più recenti che riguardano il mercato dal punto di vista delle dinamiche dei consumi e ne delinea altresì gli scenari futuri. L’industria cosmetica sta vivendo, da tre anni a questa parte, una evidente modificazione strutturale che riguarda in particolare la componente della domanda, legata al mercato finale.

LE ESPORATIONI DEL MADE IN ITALY COSMETICO: è dunque L'export a trainare il settore dell’industria cosmetica italiana. Le esportazioni continuano a crescere a ritmi sostenuti: il 2003 aveva infatti riportato un valore complessivo di fatturato di 1.822 milioni di euro e altrettanto favorevole è stato il risultato del 2004, a quota 1.983 milioni di euro. Il 2005 si annuncia all’insegna di una crescita ancora più marcata: il secondo il rapporto Unipro nei primi otto mesi dell’anno il commercio estero ha fatto registrare un fatturato di 1.352 milioni di euro e un incremento dell’8,3% rispetto allo stesso periodo del 2004.
Più normalizzato il risultato previsto per la fine del 2005, che dovrebbe attestarsi su un +6,5%, per un giro d’affari complessivo che raggiungerà i 2 miliardi di euro.
Questo fenomeno è la conseguenza di una politica di forte internazionalizzazione avviata negli ultimi anni dal settore cosmetico del nostro Paese. L’Europa occidentale costituisce il principale bacino di riferimento del made in Italy assorbendo circa il 57% della produzione italiana destinata ai mercati esteri. Tra i Paesi dell’Est europeo la Russia è il maggiore importatore di prodotti cosmetici italiani: l’export verso quest’area ha raggiunto nel 2004 quota +40,8%.
Trend in crescita anche nel commercio verso la Polonia, che ha chiuso i primi otto mesi del 2005 a quota +25,3%.
Confrontando i dati annuali forniti da Unipro, emerge che fra 2002 e 2004 la composizione del mercato cosmetico è rimasta pressoché invariata, con tre merceologie, prodotti per capelli, per il corpo e per il viso che da sole compongono circa la metà del mercato stesso. Queste categorie hanno assorbito nel 2004 rispettivamente il 16,2%, il 15,9% e il 14,7% del mercato. Pur mantenendo una quota significativa, 13,9%, i prodotti per l’igiene del corpo hanno perso mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente. Una variazione in negativo, in linea del resto con il trend degli scorsi anni, riguarda anche la profumeria alcolica: la domanda dei profumi continua a essere penalizzata dal ciclo economico, proprio perché si tratta di prodotti percepiti come voluttuari. Rispetto al 2003 hanno ripreso un andamento positivo i prodotti della linea maschile. Per tutti gli altri segmenti merceologici non si rilevano variazioni di rilievo.

LA COMPOSIZIONE DEL MERCATO COSMETICO: Confrontando i dati annuali forniti da Unipro, emerge che fra 2002 e 2004 la composizione del mercato cosmetico è rimasta pressoché invariata, con tre merceologie, prodotti per capelli, per il corpo e per il viso che da sole compongono circa la metà del mercato stesso. Queste categorie hanno assorbito nel 2004 rispettivamente il 16,2%, il 15,9% e il 14,7% del mercato. Pur mantenendo una quota significativa, 13,9%, i prodotti per l’igiene del corpo hanno perso mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente. Una variazione in negativo, in linea del resto con il trend degli scorsi anni, riguarda anche la profumeria alcolica: la domanda dei profumi continua a essere penalizzata dal ciclo economico, proprio perché si tratta di prodotti percepiti come voluttuari. Rispetto al 2003 hanno ripreso un andamento positivo i prodotti della linea maschile. Per tutti gli altri segmenti merceologici non si rilevano variazioni di rilievo.

PROFUMERIE: continua a essere interessato da dinamiche nel segno negativo il canale delle profumerie, che secondo le stime ha chiuso il 2005 in negativo con una flessione dell’1,5%. A determinare questo fenomeno, una tendenza ormai consolidata da parte dei consumatori a preferire alle profumerie canali di nicchia quali erboristerie e farmacie.

ERBORISTERIE: segnali positivi giungono dalle questo canale, le cui performance si mantengono decisamente positive (+4,5% il risultato previsto per il 2005) seppure con ritmi di sviluppo leggermente rallentati rispetto al 2004 (che aveva chiuso a quota 6,0%)


FARMACIE: dinamico e vitale, il loro mercato è interessato negli ultimi anni da una fase estremamente favorevole: per il 2005 si prevedono dunque ritmi di crescita del 4,8%.
La preferenza accordata dai consumatori a canali quali erboristerie e farmacie è sintomo del mutamento strutturale che sta interessando la fisionomia interna della cosmetica italiana.


COMUNICAZIONE: a conferma, poi, di questa fase di grande fibrillazione e di forte internazionalizzazione vissuta dall’industria cosmetica italiana, l’importanza rivestita dalle attività di comunicazione a supporto delle strategie commerciali per le aziende del settore: oltre il 42% delle realtà interpellate prevede di aumentare gli investimenti e il 51,6% ha dichiarato di mantenerli costanti.

lunedì 26 gennaio 2009

MORCHIA !!!!!!!!!

per farci perdonare della nostra incolpevole mancanza pubblichiamo un video stupendo e che spiega molte cose alla classe !!!!!

mercato della cosmesi

Dopo aver letto i post dal nostro blog ed analizzato i diversi siti a cui questi si collegano abbiamo notato che le fonti sono sempre le stesse. Da esse è possibile trovare qualsiasi tipo di informazione sul mercato della cosmesi, sulla sua storia e sul suo attuale svillupo. Ci sembra quindi inutile pubblicare un altro post con gli stessi collegamenti.

Marta e Liliana

gentiluomini si nasce....

COSMETICA: L'evoluzione dei consumi e lo scenario competitivo

Nell'ambito del buon andamento complessivo dei consumi di cosmetici nel 2000, di cui hanno beneficiato soprattutto i canali specializzati (farmacie e profumerie), che sono cresciuti a ritmi più elevati della grande distribuzione organizzata, quest'ultima conferma comunque il ruolo distributivo che ha assunto negli anni del suo maggiore sviluppo e che arricchisce il panorama commerciale di un comparto in gran parte ancora nelle mani dei canali specializzati. Un panorama che però presenta disomogeneità - sotto il profilo della canalizzazione - in relazione alle diverse aree del consumo di cosmetici. Se ad esempio nella profumeria alcolica il peso in valore della gdo e dei negozi misti è inferiore al 14%, nei prodotti per il viso la percentuale sale fino al 55%.

La realtà italiana è profondamente diversa da quella che caratterizza commercialmente Paesi come Francia o Stati Uniti, dove ad esempio nel comparto del make up il mass market incide in valore rispettivamente per il 40% e 52%. E differenze ancora più marcate esistono nei confronti di Inghilterra e Germania, con percentuali che salgono rispettivamente al 60% e 70%. A determinare questa situazione, due fattori fondamentali che si influenzano vicendevolmente.

Il primo concerne il ritardo nello sviluppo delle grandi superfici di vendita a libero servizio, particolarmente gli ipermercati, le uniche a disporre di spazi sufficienti per offrire assortimenti tanto ampi e profondi quanto è richiesto da un mercato tipologicamente ricco come quello cosmetico. Sotto questo profilo, la tanto citata inadeguatezza di queste superfici alla distribuzione di prodotti con un altissimo contenuto immateriale, va considerato come un dato storico, anziché legato "geneticamente" alla funzione sul mercato dei punti di vendita che integrano merceologie alimentari e non alimentari. Si tratta cioè di una inadeguatezza che è funzione inversa di un ruolo commerciale di superfici di vendita in via di trasformazione verso un futuro di ulteriore multispecializzazione, in cui prenderanno posto sempre maggiore merceologie oggi commercialmente presidiate dai canali selettivi. Basti pensare, per citare un settore in cui questo è già avvenuto, agli assortimenti di vini in certi ipermercati, che raggiungono la profondità delle enoteche e che non a caso in Francia (Carrefour) costituiscono il fiore all'occhiello di grandi catene desiderose di allontanare dalle loro insegne l'equazione massmarket=banale.

Il secondo aspetto che concorre a mantenere la leadership distributiva dei canali specializzati riguarda il generale apprezzamento degli italiani per il contenuto di servizio in termini di assistenza fornito da profumerie e farmacie. Un fattore che rafforza questi canali e che costituisce per essi un vantaggio competitivo solo in minima parte attaccabile dalla gdo attraverso le in store promotion. Fino a quando l'evoluzione della rete commerciale e le condizioni competitive che verranno a crearsi consentiranno di integrare all'interno della grande distribuzione quel contenuto di servizio che oggi fa la fortuna dello specializzato, e che è già presente in alcuni grandi magazzini di posizionamento elevato.

Va rilevato, in particolare per quanto è accaduto nel corso del 2000, che la forza del canale profumeria si è tradotta in una crescita a valore del 9%, contro il 3,8% della grande distribuzione. Tutto questo in una fase in cui la rete delle profumerie si concentra, razionalizza la propria presenza distributiva e affina il mix di servizio/assortimento/prezzi. E in una fase in cui evidentemente questo accade con maggiore impatto sulla domanda finale di quanto non succeda sul versante del mass market, dove la crescita delle superfici medie di vendita e le opportunità di elevati margini legate al mondo del non food dovrebbero in teoria spingere significativamente i fatturati dei canali despecializzati, ma che hanno invece prodotto effetti contenuti.

E questo, nonostante si sia verificato uno spostamento verso l'alto dell'assortimento di supermercati e ipermercati nell'ambito dei prodotti per la bellezza, nel tentativo di ossigenare i margini sulle vendite allontanandosi ancora un po' dall'area della massificazione/banalizzazione. Un'ulteriore indicazione sulla vitalità del canale profumerie, che oggi appare come quello meglio attrezzato per cogliere l'onda positiva dei consumi per la cura del corpo.

Il binomio specializzato-despecializzato non determina ad ogni buon conto la contrapposizione di due mondi profondamente separati, mentre la pervasività dei meccanismi competitivi mette in comunicazione e in concorrenza tutti i soggetti del mercato. Non regge, in particolare, una lettura del comparto cosmetico in cui da una parte domina l'elemento del servizio e dall'altra quello della convenienza di prezzo. Basti considerare alcuni evidenti aspetti del mercato. Le profumerie sono il luogo di fortissime e ricorrenti iniziative promozionali, che finiscono per attenuare in parte il divario di convenienza rispetto al mass market e connotano anche il canale specializzato come il terreno in cui l'asperrima lotta fra le marche si traduce anche in azioni tattiche di attacco ai concorrenti. Non solo: si stanno diffondendo nella Penisola catene di profumerie (ad esempio Gardenia), che integrano il tradizionale assortimento della profumeria con merceologie per l'igiene e bellezza del corpo tipiche del mass market, vendute con la tecnica del libero servizio. E' il segno inequivocabile che alla concorrenza portata dai canali despecializzati verso quelli specializzati attraverso la politica dei prezzi e l'approfondimento progressivo degli assortimenti, questi ultimi rispondono allargando il posizionamento nell'area dei prodotti di massa, rifuggendo il totem dell'esclusività per i concreti, profittevoli vantaggi del business cosmetico.

Secondo una recente analisi di Prometeia, ciò che è destinato a connotare l'evoluzione dei consumi cosmetici nei prossimi anni non sarà comunque l'aspetto di concorrenza orizzontale fra i diversi canali distributivi, ma il forte orientamento della domanda finale verso questo tipo di consumo unita a disponibilità di reddito capaci di sostenerne la crescita. In altri termini: futuro rosa per tutto il comparto, con la torta dei consumi che diventa via via più grande.

La gdo, che guarda con interesse al reparto dei prodotti cosmetici la cui redditività è molto buona, necessita però anche di tecniche espositive e gestionali specifiche, con la necessità del supporto di merchandising e consulenza dei grandi produttori. I quali vedono in questo canale l'opportunità di fare volumi e allargare la penetrazione dei prodotti anche in fasce di consumatori che non consumano cosmetici o lo fanno in modo contenuto. Il risultato è stato la diffusione fra i distributori della tendenza a conferire un carattere distintivo all'esposizione dei prodotti in esame, attraverso scaffali illuminati o altre scelte espositive che rispettino il contenuto di immagine di queste merceologie.

La funzione di rassicurazione della qualità dei prodotti e di creatori di immagine delle grandi marche concentra nelle loro mani gran parte del business cosmetico. Nel segmento delle creme per il viso e contorno occhi, ad esempio, le prime due aziende - Beiersdorf (Nivea) e Saipo (L'Oréal e Garnier) - nel mass market coprono da sole in volume quasi i due terzi delle vendite totali. In quello delle creme per il corpo le prime cinque aziende - Beiersdorf, Elida Gibbs, Sara Lee, Johnson & Johnson e Kelemata - assorbono l'80% dei volumi commercializzati.

Mercato della birra:Scenario competititvo

Il mercato della birra è fortemente concentrato dal punto di vista produttivo, con i primi tre grandi gruppi industriali(Heineken ed Interbrew in primis) che coprono oltre i tre quarti delle vendite in volume.Dal punto di vista delle marche in competizione il mercato risulta invece ampiamente frammentato.
Sul mercato coesistono prodotti appartenenti a fasce prezzo ampiamente diversificate. Dai brand piu' convenienti,che mantengono la loro presa su un pubblico di forti consumatori, fino alle birre di importazione che occupano il 25 percento del mercato, una quota pari a 4,4 milioni di ettolitri.In minoranza sono invece le Private labels,che possono competere con in grandi gruppi produttori solo se hanno dei grandi e moderni impianti produttivi ed una politica di prezzo molto aggressiva.

Sotto questo profilo, il fenomeno dello spostamento verso le fasce medio-alte del mercato si presenta parallelo a quanto avviene nel mercato dei vini, dove la tendenza verso la qualità è uno dei fattori che maggiormente ne stanno connotando l'evoluzione.

Bisogna anche prendere in considerazione il fenomeno di marchi che sono molto forti sui mercati locali,ma che sono però quasi sconosciuti nel resto d'italia.Questo è il caso ad esempio della birra Ichnusa (gruppo Heineken), che in Sardegna (la regione con il più alto consumo procapite in Italia, circa 60 litri) è molto radicata; oppure della birra Pedavena,che ha un consumo molto forte nel veneto.

Le operazioni promozionali riescono a spostare in misura considerevole i consumi da una marca all'altra:i consumatori restano spesso attaccati ad una determinata fascia di prezzo, nella quale transitano anche marche con un posizionamento superiore offerte ad un prezzo vantaggioso.

Un esempio di una strategia un noto marchio "Private" italiano,che è riuscito a conquistare una cospicua fetta di mercato restando al di fuori delle logiche di globalizzazione:

Caso Birra Castello

domenica 25 gennaio 2009

IL MERCATO DELLA COSMESI

Da sempre gli esseri umani hanno cercato di migliorare l’aspetto estetico del proprio corpo. I cosmetici hanno trovato un impiego sempre più diffuso nel nostro secolo, favoriti dalla maggiore disponibilità economica e dal generale miglioramento del tenore di vita. Trattandosi di un mercato in forte espansione e con consumi decisamente in crescita, è richiesta una costante attenzione alla qualità del prodotto finito ed alla sicurezza di chi ne fa uso. Un importante supporto per facilitare la scelta dei consumatori è la guida: “Cosmetici senza Trucchi”,progetto dell'A.DI.CO.(Associazione Difesa Consumatori)nella quale vengono trattate sezioni come la “Qualità dei prodotti”, “Suggerimenti ai consumatori”, “Scadenza e conservazione”, etc…
Per avere una visione generale del mercato della cosmesi ho deciso di riassumere gli elementi più importanti in pochi punti:

STORIA: La lunga vita dei prodotti cosmetici viene raccontata partendo dal 4000 a.C nell’Antico Egitto, passando per i Greci e i Romani, per l’accezione negativa che il trucco aveva sotto la Regina Vittoria, per le geishe del Sol Levante, fino ad arrivare alla diffusione capillare in tutto il mondo occidentale, capitalizzato dalle grandi multinazionali.

DATI E STATISTICHE: L‘analisi dell’andamento del consumo di cosmetici ci è resa nota da UNIPRO, che è l’organismo di rappresentanza del sistema industriale italiano della cosmesi. Di questo comparto fanno parte oltre 500 imprese produttrici e distributrici di prodotti cosmetici. Esso rappresenta oltre il 95% del fatturato delle imprese legate alla specifica filiera della chimica di consumo, particolarmente attente alla “cultura del benessere”. Sempre più importante per i consumatori è il “Value for Money”, ovvero il rapporto qualità-prezzo, come si evince chiaramente da un comunicato stampa risalente a dicembre 2008.

SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI: La principale novità introdotta dalla direttiva 2003/15/CE, recepita nel nostro ordinamento con il d. leg. n. 50/2005, è rappresentata dalla fissazione di un quadro normativo volto alla graduale soppressione della sperimentazione sugli animali.Le nuove disposizioni vietano la sperimentazione e la commercializzazione nel mercato comunitario, di prodotti cosmetici finiti e di ingredienti cosmetici testati sugli animali.

RASSEGNE INTERNAZIONALI: Tra le più importanti e prestigiose troviamo la Cosmoprof,Salone internazionale della profumeria e cosmesi, che è un evento fondamentale per l’industria cosmetica, dove visitatori ed espositori annualmente si riuniscono per seguire la continua evoluzione del mercato, trovando come protagonisti estetica, global beauty, cosmesi e hair style. La fiera Cosmo Prof2009 si svolgerà a Bologna dal 2 al 6 Aprile.

TENDENZE: Per non farsi trovare impreparati: “La cosmesi del futuro e il beauty pack”. Un divertente articolo, dove compaiono citazioni di grandi esperti e curatori delle catene di cosmetici più famose e glamour al mondo, relative alla continua evoluzione tecnologica, ai ritmi sempre più frenetici, alle esigenze sempre più specifiche e impensate dei consumatori!

ADS: Sempre più sommersi da pubblicità di make-up favolosi e prdodotti scintillanti, la chiave vincente è sicuramente ribadire il concetto dell’importanza della cura di sé, con l’ausilio di testimonial d’eccellenza che conferiscano credibilità al prodotto. Slogan di uno dei brand più importanti del settore è infatti “L’oreal, because you worth it!” (= perché voi valete!)

La birra analcolica

Il segmento delle birre analcoliche e light, sebbene costituisca una nicchia del grande mercato birraio, appare in crescita in tutti i paesi europei. Pertanto le grandi multinazionali della birra stanno rafforzando la loro offerta in questo comparto.
Il paese leader di consumo di birra analcolica in Europa è la Spagna,infatti il mercato spagnolo ha conquistato il primato mondiale dei consumi di birre analcoliche che rappresenta ormai il 10% del totale consumi di birre in questo paese.
I consumi della SIN (come viene chiamata in gergo la “cervesa sin alcohol”) crescono ad un ritmo maggiore rispetto al totale dei consumi di birra. Secondo i dati del Ministero dell’Agricoltura, Pesca e Alimentazione nel primo semestre 2006 il consumo di birra analcolica nei locali spagnoli è aumentato addirittura del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il consumo totale di birra analcolica rappresenta ormai il 10% del totale consumi e, quindi, tenuto conto che i consumi globali di birra in Spagna sono stimati in oltre 34 milioni di litri, il consumo di birre analcoliche è valutato intorno ai 3,4 milioni di hl (3.400 milioni di litri, pari a ben 10 litri pro.capite).La birra, si consuma nel Sud dell’Europa principalmente per rinfrescarsi e generalmente assieme ad altri alimenti, seguendo la falsariga dei consumi tipicamente mediterranei, molto differenti da quelli del Nord Europa. In questo contesto si inserisce bene la birra analcolica che trionfa in Spagna, cosi come anche in Francia (secondo consumatore mondiale di questa tipologia di birra, con una incidenza del 4.5% sul totale consumi.
In italia,la birra Moretti zero prima birra analcolica lanciata nel mercato italiano,è stata premiata durante l’evento del Gran Premio Marketing e Innovazione,come “Prodotto dell’Anno 2008”. La bionda analcolica della Heineken Italia è stata premiata in quanto: “è la prima birra analcolica con tutto il gusto e il piacere di una grande birra, garantita da Birra Moretti. È dedicata a chi ricerca la qualità senza gli effetti dell'alcol” infatti,la forza di Birra Moretti Zero sta nelle caratteristiche di prodotto: una birra realmente innovativa in quanto, pur essendo completamente analcolica, mantiene tutto il gusto e l’aroma delle tradizionali birre lager. Per tutto il 2008, sul cluster di Birra Moretti Zero, spiccherà il logo di Prodotto dell’Anno: una vera e propria certificazione per garantire a tutti le innovative qualità di questa birra analcolica, sì, ma non a discapito del gusto.

Produzione della birra analcolica

Le “analcoliche” sono entrate con successo nel mondo della birra perché in perfetta sintonia con i tempi moderni. Sono infatti particolarmente indicate per chi pratica sport, per chi segue una dieta o per chi, viaggiando in auto, non vuole rinunciare al piacere di una birra.Il processo utilizzato per la produzione delle birre analcoliche si differenzia, rispetto a quello delle altre birre, nella fase della fermentazione, che viene arrestata a bassa temperatura.Si evita così che la gradazione alcolica aumenti e si ottengono birre con una percentuale di alcol pari allo 0,5% circa in volume.Caratteristica molto importante è che il basso tenore alcolico non interferisca o riduca il gusto caratteristico della birra, ed a questo proposito molte birre risultano invece deludenti.

Secondo me…

Quanti di voi hanno già assaggiato una birra analcolica? E quanti di voi hanno intenzione o sarebbero disposti a provarla e a sceglierla al posto di quella classica?Non ho mai assaggiato la birra analcolica, lo premetto e non ho davvero idea di quali possano essere i dati di vendita di tale prodotto.Sono tuttavia certo che l’atteggiamento mentale nei confronti di una birra analcolica è di chiusura: se devo bere una birra che sia tale! Perché secondo voi?A mio avviso non è tanto la differenza di gusto a indisporre il consumatore: sono sicuro che bendato probabilmente non sarei in grado di riconoscere la differenza di sapore tra una bionda classica e una a zero alcool.La differenza è legata all’immagine e alla percezione dell’esperienza in sé. Siamo letteralmente bombardati da pubblicità di birre: se fate attenzione i messaggi puntano non tanto e non solo sul gusto del prodotto reclamizzato ma sugli aspetti legati all’appartenenza a un gruppo, alla festa, in fin dei conti all’esperienza.Si punta ai valori che la birra può evocare, quasi a uno stile o un’identità. E quasi sempre il clima è di festa, o c’è una festa di mezzo, ovviamente: la birra in compagnia scioglie un po’ la timidezza e ci si diverte di più: questo il core dell’adv in poche parole.Ieri sento per l’ennesima volta per radio la pubblicità di una birra analcolica che dice che la birra analcolica ha lo stesso gusto di quella normale.Se si punta a una clientela giovane quel messaggio è inefficace, non dico inutile ma quasi.Dal mio punto di vista, se si vuole lanciare una birra analcolica bisogna lavorare sulla percezione del prodotto puntando non tanto su un confronto a livello di sapore, ma sul fatto che “non sei affatto sfigato se bevi birra analcolica”.È questo il punto! E non ti faccio capire un simile concetto puntando sul gusto, ma sull’esperienza del fare festa anche senza alcool, senza che tale esperienza nell’immaginario comune risulti paragonabile alla festa delle medie dove non si può bere (il rischio è quello) o del “vorrei ma non posso” (la soluzione di ripiego).



Fonti:
- beverfood
- mondobirra
- produzione della birra analcolica

I VARI TIPI DI BIRRA:


Dopo aver dato una spiegazione generale sulla birra,per poi specificare il consumo della birra in Italia,abbiamo deciso di fare chiarezza su questa bevanda.
Le birre si declinano in numerose varietà,nel mondo ve ne sono più di 1.200 ognuna con la sua specificità.
Il mondo birraio raggruppa le birre in due grandi famiglie,suddividendolo in base al metodo di fermentazione adottato:bassa o alta fermentazione.
Bassa fermentazione o Lager:
Sono birre dissetanti,dal gusto semplice e pulito,si ottengono da alcuni lieviti che hanno bisogno di basse temperature per fermentare al meglio tra i 5° e i 9°C.
Il prodotto può essere consumato dopo essere maturato al freddo dopo alcune settimane.
Questo particolare ciclo produttivo viene chiamato in tedesco "Lagern" ossia "conservare" da cui deriva il nome dello stile di birra prodotta in questo mondo.
Tipicamente i tipi di birra di questa categoria sono:Bock,export,ice,Lager,Lager analcolica,Lager speciale,Pils,Pilsner,Strong lager,Super dry orientali.
Alta Fermentazione o Ale:
Birre dal gusto più caratterizzato,dotate di forte personalità.La fermentazione ha luogo a temperatura ambiente tra i 15° e i 25°C.
Le prime Ale furono addirittura a fermentazione spontanea,senza aggiunta di luppolo,la sua produzione non richiede molta tecnica o tecnologia.
Il prodotto può essere consumato pochi giorni dopo la fabricazione.
Molto diffusa tra i prodotti casalinghi o piccoli biriffici.
Tipicamente i tipi di birra di questa categoria sono:
Abaziali,Ale,Ale speciale,Nìere blanche o witbier,Stout,Trong,Trappiste,Weissbier o Weizen.

sabato 24 gennaio 2009

Il mercato della cosmesi

Dalle copiose notizie rintracciabili su internet possiamo decisamente affermare che il mercato della cosmesi non teme la recessione! Un articolo pubblicato a dicembre 2008 afferma che "Il mercato della cosmetica chiude l'anno in bellezza"...infatti anche in clima di crisi economica la maggior parte della popolazione italiana non riesce a fare a meno delle creme per il corpo o degli antirughe, sia per donne sia per uomini, contribuendo a mantenere alta la domanda di prodotti cosmetici. E' stato infatti registrato un aumento dello 0,3% (seppure il mercato sia in una fase di rallentamento), con un incasso complessivo pari a 8,3 miliardi di euro per le industrie cosmetiche italiane.



I migliori risultati del secondo semestre 2008 sono quelli registrati dal canale erboristeria con crescite intorno al 5%, con previsioni positive per il primo semestre 2009. Interessanti anche i dati riguardanti il canale farmacia, che ha avuto un incremento del 4% tra luglio e dicembre 2008, con previsioni di crescita per il primo semestre 2009 di un ulteriore 4,5%.
Per quanto riguarda la grande distribuzione, nonostante le forti tensioni sui consumi, le vendite dei cosmetici hanno mostrato una sostanziale tenuta, crescendo dell'1% nell'ultimo semestre di quest'anno. Analoga crescita è prevista nei primi sei mesi del 2009 con una previsione di aumento dei prezzi di circa l'1,5%.
Per sostenere il canale della grande disribuzione (detiene oltre il 40% del mercato cosmetico, con un valore sopra i 3,6 miliardi) le imprese del hanno effettuato forti investimenti sia in ottimizzazione degli assortimenti sia nel posizionamento dei prezzi.

giovedì 22 gennaio 2009

Il mercato della cosmesi

Dopo varie ricerche effettuate a più riprese perché le informazioni trovate erano veramente tante (e soprattutto dopo aver provato in tutti i modi a scaricare gli articoli di "Largo consuno" senza dover pagare 252,00 euro per il percorso di lettura) sono riuscita a trovare qualcosa di interessante riguardo il mercato dei cosmetici e l'uso che ne fanno gli italiani.

Un articolo di RivisteDigitali, una rivista online, afferma che oggi come oggi per il consumatore italiano il cosmetico è diventato un qualcosa di indispensabile. Ogni italiano, come riferito dall' UNIPRO (Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche), nell'arco della giornata entra in contatto con prodotti cosmetici almeno 5 o 6 volte, senza però prendere in considerazione le donne che sono particolarmente attente al make-up (allora in quel caso si parla di 20/25 prodotti al giorno). Il mercato della cosmesi è in continua crescita e, come riferito da UNIPRO in occasione della Cosmoprof Worldwide 2008, si tratta di un mercato che vale 9 miliardi di euro e che è sostenuto da consumi in continuo aumento. Altre informazioni riguardo i canali tradizionali o professionali nella vendita di cosmetici, il fatturato delle esportazioni dei prodotti italiani nel mondo e il fatturato globale del settore cosmetico è possobile trovarle sempre nell'articolo di RivisteDigitali.
Dati specifici riguardo il consumo di cosmetici ci vengono riportati da Consodata, società del Gruppo Seat Pagine Gialle specializzata nei servizi per il marketing, la quale afferma che un' italiana su 5 (circa il 21,5% delle donne) non esce mai senza trucco. Questa ricerca afferma inoltre che a spendere più soldi nell'acquisto di prodotti per la cura di corpo, viso e capelli, arrivando a pagare più di 25 euro per l'acquisto di un singolo cosmetico sono le donne del Lazio (25,7%) e dell'Emilia Romagna (25,5%).
Sempre grazie i dati fornitici da Consodata sappiamo che il luogo preferito dalle donne per l'acquisto di cosmetici e dove accettano volentieri consigli risulta essere la profumeria, fatta eccezione per i prodotti per la cura dei capelli, acquistati per la maggior parte nei grandi magazzini (31,6%) o nei supermercati (27,2%). Cosa molto più importante che fa notare Consodata è che è proprio la pubblicità a "convincere" le donne ad acquistare un determinato prodotto di bellezza o un qualsiasi cosmetico: "la pubblicità mette tutte d'accordo, dimostrando di esercitare un forte potere su tutto l'universo femminile".
Una breve analisi sull'andamento del mercato cosmetico in Europa fornita dall'UNIPRO la potete trovare qui. In questa presentazione del 4 Dicembre 2008, l'UNIPRO fa un'analisi sui principali mercati dell'UE e quindi della Spagna, Francia e Regno Unito con commenti finali in cui si fa notare che, nonostante la crisi finanziaria, il mercato della cosmetica non ha subito dei crolli e che si registrano spostamenti dei consumatori verso i prodotti a basso costo e verso quelli "value for money", ovvero tutti quei prodotti caratterizzati da un ottimo rapporto qualità-prezzo.

BIRRA



Leggendo alcune pagine,su circa 208.000 pagine online inerenti al mercato della birra,ho cercato di riassumere alcuni punti che riguardano soprattutto la storia, l'evoluzione di questo prodotto e l'impatto che ha sul nostro nostro paese.

La birra è una delle bevande più antiche prodotte dall'uomo, probabilmente databile al settimo millennio a.C. La prima testimonianza chimica nota è datata intorno al 3500-3100 a.C. Poiché quasi qualsiasi sostanza contenente carboidrati, come ad esempio zucchero e amido, può andare naturalmente incontro a fermentazione, è probabile che bevande simili alla birra siano state inventate l'una indipendentemente dall'altra da diverse culture in ogni parte del mondo. È stato sostenuto che l'invenzione del pane e della birra sia stata responsabile della capacità dell'uomo di sviluppare tecnologie e di diventare sedentario, formando delle civiltà stabili
La birra oltre ad essere la bevanda più antica prodotta dall'uomo, è la più antica bevanda alcolica del mondo. Viene prodotta attraverso la fermentazione alcolica con ceppi di saccaromyces o di zuccheri derivanti da fonti amidacee,tra cui quella più usata è il malto d'orzo.



IL CONSUMO DI BIRRA IN ITALIA

Il consumo di birra in Italia sta crescendo: oggi, il 64% degli italiani oltre i 15 anni di età beve birra. Il consumo pro-capite, che nel 2001 si è attestato su 28,9 litri, è comunque molto inferiore a quello di Paesi europei come Spagna e Grecia, per non citare la patria dei consumi di questa bevanda - la Germania - dove se ne bevono 130 litri a testa. Vi sono previsioni secondo le quali il moderato incremento del mercato nella Penisola potrebbe nel giro di qualche anno portare il pro-capite a quota 30 litri, ma non va scordato che a contrastare la crescita della birra (che oggi ha un indice di penetrazione nelle famiglie del 75%) agiscono in Italia diversi consumi concorrenti: l'acqua minerale, di cui gli italiani consumano grandi quantità ancora in incremento; in parte il vino, che in ambito alcolico mostra risultati positivi dopo anni di calo; i succhi di frutta e le bevande gassate e piatte. La prima rivista in italia operante nel settore del mercato della birra fu fondata nel 1983 IL MONDO DELLA BIRRA. .

martedì 20 gennaio 2009

Il mercato della cosmetica

Spulciando in rete, sono riuscita a rimediare qualche link credo utile sul mercato della cosmetica...

per prima cosa, qui trovate una presentazione abbastanza recente (è datata 31 ottobre 2008) sull’evoluzione, l’industria e il mercato della cosmetica in Italia. Contiene dati, previsioni e bilanci interessanti raccolti dall’UNIPRO, l’associazione italiana delle imprese cosmetiche il quale sito è raggiungibile da qui. Il sito è in costante aggiornamento, e vi si possono trovare le più diverse informazioni: dalle news, agli eventi, ma soprattutto importanti documenti economico-politici suddivisi in aree di interesse (tecnico normativa, direzione generale, relazioni internazionali, amministrativa ecc..)

Sempre di UNIPRO, è
questa presentazione che analizza il mercato cosmetico in Europa, in particolare in Francia, Germania e Spagna. Purtroppo è più vecchiotta: i dati risalgono al 2004- 2005.

In questa relazione firmata E. M.& M. , invece, vengono messi a confronto il mercato della cosmesi europeo e italiano, ma non solo. Troviamo infatti altre due utili spiegazioni: una che chiarisce la frammentazione del mercato della cosmesi, e una che sottolinea l’importanza del packaging nel marketing e, più specificatamente, nella cosmetica.

Infine, da massmarket.it, una “scheda” di dati del mercato della cosmetica e un articolo sull’evoluzione dei consumi...






ciao ciao!

lunedì 19 gennaio 2009

Funny....

Quando ci sono dei problemi di organizzazione.....



Divertente pubblicità...

mercoledì 14 gennaio 2009

dove ci porterà la tecnologia?

MAC vs PC



assolutamente innovativo: il MACtini

sabato 10 gennaio 2009

martedì 6 gennaio 2009

per sdrammatizzare l'esame di domani fatevi due risate con i bambini cattivi , un gruppo di ragazzi che hanno creato una compagnia teatrale, e, tra spettacoli vari, hanno partecipato anche a "second italy", un programma comico su sky... vi posto due sketch a caso... se vi piacciono scrivete su you tube "bambini cattivi", le prime due pagine sono tutte loro!



sabato 3 gennaio 2009

un modo come un altro per condividere qualcosa di me con tutti voi...

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Buon Anno!



Ne approfitto per augurare a tutti un 2009 pieno di emozioni e soddisfazioni... intanto fatevi due risate!