sabato 27 dicembre 2008

venerdì 26 dicembre 2008

Tanti auguriii!

Ragazzi anche se in ritardo...BUONE FESTE a tutti quantiiii!!! Vi mando un link...www.elfyourself.com...DIVERTITEVI! UN BACIONEEE!

giovedì 25 dicembre 2008

*Merry xmaS*



Perchè a Natale tutti torniamo un pò bimbi!

Un regalo utile a Natale

Prima di tutto Buona Natale a tutti voi!!!
Quest'anno ho ricevuto un regalo un po' diverso, originale e sicuramente utile che voglio condividere con voi e chissà se anche voi non vogliate fare questo regalo a qualcuno che amate.
Insomma mi hanno regalato 40 polli che detta così fa ridere ma in realtà questi 40 polli sono stati donati a nome mio ad una famiglia del Sud Africa così che possa provvedere a se stessa autonomamente.
"La vita è dura per molte donne che vivono in diverse parti del mondo perché, a causa di guerre o di malattie, hanno perso i propri mariti. Se una mamma ha a disposizione un piccolo allevamento di polli può non solo migliorare l’alimentazione dei suoi figli, ma anche venderne alcuni o le loro uova per guadagnare qualcosa. Questo è un ottimo modo per aiutare una famiglia a provvedere a se stessa autonomamente e per un lungo periodo."
Questo è il link della lista dei desideri che Save the Children permette di esaudire: http://www.desideri.savethechildren.it/elenco.asp?id=0
Ancora tanti auguri!!!!

mercoledì 24 dicembre 2008

Buon Natale!

tantissimi auguri a tutti!

lunedì 15 dicembre 2008

lunedì 8 dicembre 2008

Le Iene: droga in Parlamento

ce nè da ridere

Le Torri Gemelle

Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto.



Tratto da "La ricerca della felicità" di Gabriele Muccino.

due video simpatici :D

purtroppo non mi fa copiare i codici embed :( quindi ecco i link!

rivisitazione "facebook" di "Balliamo sul mondo" :)



Men VS Women by Bruno Bozzetto
(altri video di Bozzetto qui)

GUARDATE CON ATTENZIONE....CI RESTA POCO TEMPO ORMAI!!!

Parodia: "Womanizer" di Bitney Spears

TOMS project for this christmas!

giovedì 4 dicembre 2008

martedì 2 dicembre 2008

E' troppo da ridere!

Non è proprio un video serio..anzi...comunque poi aggiungerò qualcosa di più appropriato. Però per ora vedete questo che è simpatico!


GIGI PROIETTI.

The Universal Declaration of Human Rights


The Universal Declaration of Human Rights from Seth Brau on Vimeo.

L' Educazione: oggi e domani

Detenuti e internati



La via più rapida per la comprensione di uno Stato e della sua società e civiltà è la visita delle sue prigioni. Questo breve viaggio parte ovviamente nel nostro bel paese: l’Italia. Agli inizi degli anni ’90 i detenuti in carcere erano circa 27 mila, oggi sono diventati 54 mila. Si usa dire che in quest’ultimo decennio sono raddoppiati ma in realtà sono triplicati se si considera che allora in misure alternative c’erano quasi quattromila detenuti mentre oggi sono trentamila, quindi sommati ai 54 mila danno un totale di quasi novantamila persone che scontano una pena.


L'ingresso del carcere Ci sono quindicimila detenuti di troppo rispetto ai quarantamila posti disponibili nelle carceri italiane. Dall’estate scorsa, dal giubileo, si è creata una grande attenzione sui problemi del carcere che ha portato tra l’altro all’approvazione in finanziaria di un fondo sociale di 380 miliardi per il reinserimento sociale.

I soldi ci vogliono, sono essenziali, ma sono buttati via se non sono accompagnati da chiara e ferma volontà politica-istituzionale di cambiare finalmente le cose, sradicando piccoli centri di potere, privilegi. È proprio nel sistema carcerario che più che altrove si è sempre cambiato tutto per non cambiare nulla.

Il dottor Giancarlo Caselli che pareva l’uomo giusto al posto giusto è stato già trasferito alla guida della giustizia europea, al suo posto con funzione vicarie di capo il suo ex vice capo Paolo Mancuso. Possiamo solo sperare che il governo che verrà, quello del Polo, inizi veramente un’opera di rinnovamento, basterebbe solo che le stesse leggi già approvate siano rese realmente esecutive ed operative alla lettera e non invece che rimangono lettera morta come finora. È in predicato come possibile prossimo ministro della giustizia Marcello Pera, senatore a Lucca, l’unico dei professori apprezzati dal Cavaliere Berlusconi per il suo iper-garantismo. Il suddetto senatore si dice deciso a rivoluzionare il mondo delle toghe ed io “mi consento” di aggiungere non solo, ma si rivoluzioni tutta l’amministrazione penitenziaria dal primo all’ultimo dirigente.

Purtroppo personalmente credo che ciò non avverrà, rimarrà un sogno che difficilmente sarà fatto suo dal Cavaliere. Nel frattempo possiamo solo registrare la sana protesta del detenuto nella casa circondariale di Rovereto al quale è impedito di sottrarsi al fumo passivo dei suoi compagni di cella. Immaginiamo il poveretto che divide una stanza di 16 metri quadri (l’equivalente di un salotto) con altri sei compagni. È inverno, c’è un unico vecchio e piccolo termosifone in ghisa, quindi le finestre saldamente chiuse, i suoi compagni fumano almeno trenta sigarette al giorno e di quelle forti, economiche, senza filtro. Ebbene il disgraziato si trova a respirare il fumo di duecento sigarette al giorno. Si comincia a prenderne coscienza, la sua non è stata una semplice condanna a sei mesi o a un anno, bensì una condanna a morte. Ai detenuti non è garantito il diritto alla salute, sono come gli extracomunitari, cittadini di serie B. Questo è il carcere in Italia, una comunità assai complessa su cui si scaricano le ferite sociali della nostra società, dalla tossicodipendenza all’immigrazione, dal disagio psichico a altri gravi patologie e dove si tarpano le ali dell’ambizione di rappresentarlo come luogo trasparente e propulsore dei diritti di cittadinanza.

Oltre le sbarre Si tratterebbe semplicemente di completare ed attuare il processo riformatore e la continua emergenza derivante dal sovraffollamento rappresenta un oggettivo ostacolo per l’avvio e l’attuazione delle riforme. Scrive il filosofo tedesco Nietsche nella Gaia Scienza “La pena ha lo scopo di far sentire, migliorare colui che la infligge. Questa è l’ultima via di scampo per i difensori della pena. Per la Chiesa cattolica invece la pena ha come primo scopo il ripagare ai disordini introdotti dalla colpa. Quando è volontariamente accettata dal colpevole, la pena ha valore di espiazione. Inoltre, la pena ha lo scopo di difendere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone. Infine ha valore medicinale: nella misura del possibile essa deve contribuire alla correzione del colpevole”.

Pressione fiscale UE



Secondo Eurostat le imposte "assorbono" il 42,9 % del Pil. I piu' "tartassati" sono gli svedesi. In coda gli irlandesi Pressione fiscale, Italia al nono posto in Europa MILANO - I contribuenti italiani sono i piu' "tartassati"? Secondo uno studio di Eurostat (l'istituto europeo di statistica) l'Italia figura solo al nono posto tra i 15 Paesi dell'Unione monetaria nella speciale classifica compilata sulla base della pressione fiscale. Nel 1996, ha calcolato Eurostat, il 42,9 % del prodotto interno lordo (Pil) e' andato all'erario contro una media europea del 42,4 % . Le tasse ed i contributi maggiori le pagano gli svedesi (55,2 % ) ed i danesi (52,0 % ). Agli ultimi posti in classifica troviamo la Spagna (35,2 % ) e l'Irlanda (34,5 % ). Cio' significa che, dati alla mano, il processo di armonizzazione fiscale tra i Paesi dell'Unione e' davvero "un percorso in salita", come ha sostenuto di recente il commissario europeo Mario Monti. Tuttavia la "variabile fiscale" e' ormai considerata fondamentale dalle imprese. In particolare gli industriali italiani da tempo chiedono di ridurre la pressione tributaria per non perdere terreno nei confronti dei diretti concorrenti, anche europei. E in effetti risulta che tra i quattro grandi Paesi del Continente, che da soli pesano per i tre quarti su tutte le entrate fiscali dell'Unione, soltanto la Francia ha una pressione superiore a quella italiana (45,5 % ), mentre Germania e Regno Unito hanno valori anche inferiori alla media europea, rispettivamente con il 42 ed il 35,9 % . A sorpresa, invece, l'istituto Eurostat ha rilevato in Italia una diminuzione del peso dei contributi sociali (scesi dell'1,7 % ), mentre e' rimasta stabile la pressione puramente fiscale. E' un dato che appare in controtendenza rispetto alle polemiche degli ultimi mesi sul costo del lavoro. Anche in questo caso Confindustria da tempo chiede un alleggerimento della quota di oneri sociali a carico dell'azienda. Complessivamente, in tutta l'Unione l'ufficio statistico ha registrato un leggero aumento del peso della componente fiscale che dal 27 % del 1995 e salita nel '96 al 27,2 % del Pil. Nel corso di tutti gli anni Novanta la pressione fiscale ha oscillato con un margine dello 0,5 % . Piu' marcata la crescita della voce oneri sociali che nel 1996 ha superato con il 15,3 % il tasso record del 15 % gia' raggiunto l'anno prima.

lunedì 1 dicembre 2008

DEBITO PUBBLICO

Anni 1997-2007, incidenza percentuale sul Pil

1997 : 118,1

2004 : 103,8

2005 : 105,8

2006 : 106,5

2007 : 104,0





Uno dei più affascinanti argomenti dell’economia, è quello del debito pubblico. Quando si parla di debito pubblico, cioè di debito assunto non da una persona fisica ma da uno Stato Sovrano, bisogna sforzarsi di cambiare la propria concezione di debito, in cui, classicamente a un debitore si contrappone un creditore.
Le definizioni enciclopediche di debito pubblico definiscono lo stesso come “il debito dello stato nei confronti di altri soggetti, individui, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni (come BOT e CCT) destinate a coprire il fabbisogno finanziario statale”.
E i soggetti nei confronti dei quali il debito pubblico assume un significato particolare sono proprio le banche.

Nel periodo in cui viviamo il denaro circolante non è più corrispondente alla quantità d’oro presente all’ interno di un paese, ma è corrispondente al lavoro svolto. Ad esempio se io svolgo un mestiere che la legge di mercato vuole venga pagato 1 euro l’ora, dovrò lavorare 10 ore per legittimare la circolazione di un biglietto da 10 Euro. Se tutto il denaro circolante fosse “coperto” dal lavoro svolto il nostro Paese non avrebbe debito.
Invece il debito Italiano alla data odierna ammonta a 1.510.826 milioni di Euro.

Perché? Chi sono i creditori di una somma così elevata? A chi dobbiamo questi soldi?
Quando un paese deve erogare servizi e si trova nella condizione di non avere sufficiente denaro a disposizione nonostante le manovre finanziarie, ricorre al debito rivolgendosi ad una banca. Ricorrere al debito significa che una banca provvede alla produzione di cartamoneta, per la somma richiesta.
Per semplificare ammettiamo che in Italia manchino 1000 Euro per l’ erogazione di servizi pubblici essenziali. Chiederemmo alla Banca d’Italia di concedere un debito. La Banca d’Italia erogherebbe due banconote da cinquecento Euro, pezzi di carta del costo di tre centesimi l’uno, per un totale di sei centesimi. Lo Stato Italiano diventerebbe debitore della Banca d’Italia per 1000 Euro più interessi. E’ come se la Banca d’Italia si comportasse come un’impresa (e di fatto è una Società per Azioni) che produce biglietti del costo di tre centesimi l’uno e li rivende allo Stato a 500 euro più interessi. Ciò significa che in circolazione ci sarebbero 1000 euro non coperti dal valore del lavoro. Per capire a fondo il motivo per cui il denaro non coperto da lavoro rappresenta debito dovrò ricorrere, mi perdonino i lettori, a un secondo esempio banale: ammettiamo per semplicità che l’ economia di un paese sia composta solo dalla coltivazione di un prodotto ad esempio le patate. L agricoltore coltiverebbe le patate e le metterebbe sul mercato per ricavarne denaro. Se la Zecca, tutto d’un tratto emettesse cartamonete in enormi quantità l’agricoltore si troverebbe ad avere a casa un sacco di soldi. Non avrebbe più bisogno di lavorare, e non coltiverebbe più patate. Le patate sparirebbero dal mercato e i soldi dei consumatori non servirebbero più a comprare l’unico prodotto presente sul mercato cioè le patate: i soldi in altre parole non varrebbero più nulla.

Un esempio concreto di ciò fu la crisi Americana del ’29, in cui per comprare un chilo di pane bisognava portarsi una cariola piena di soldi (questa è verità, non è un’esempio) in panetteria.
In altre parole, di tutto il debito Italiano e non solo Italiano, la parte dovuta alle banche rappresenta la carta moneta circolante sul mercato non coperta dal lavoro.

Beni tecnologici posseduti dalle famiglie italiane (1997-2007)

FAMIGLIE PER ALCUNI BENI TECNOLOGICI POSSEDUTI
Anni 1997-2007, per 100 famiglie

CELLULARI
1997 - 27,3
2003 - 78,2
2007 - 85,5

PERSONAL COMPUTER
1997 - 16,7
2003 - 42,7
2007 - 47,8


Secondo un'indagine svolta dall'Istat, in un arco di tempo che va dal 1997 al 2007, si é registrato un notevole aumento dell'acquisto e del conseguente utilizzo di beni tecnoligici (Cellulari e Personal computer) da parte delle famiglie italiane. In particolar modo é stato registrato un considerevole aumento di tale consumo tra il 1997 ed il 2003 ( Cellulari da 27,3 a 78,2 - PC da 16,7-42,7), inferiore invece é l'aumento nel periodo che va dal 2003 al 2007 (Cellulari 78,2-85,5 - PC 42,7-47,8). Possiamo ipotizzare che il vertiginoso aumento avvenuto tra il 1997 ed il 2003, sia stato causato da una serie di fattori: quali le importanti innovazioni in campo tecnologico, la società che ha iniziato ad imporre ritmi di vita più frenetici ed una comunicazione immediata (anche grazie ad internet),ed inoltre la maggiore diffusione dei prodotti tecnologici fortemente promossa dalle case produttrici, che, con strategie di marketing, comunicazione e politiche di prezzo vantaggiose, hanno innescato nella popolazione italiana una forte domanda.
Nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2007 si registra un ulteriore aumento, seppur non paragonabile a quello avvenuto nel perodo precedente. Oramai l'uso dei prodotti tecnologici è largamente diffuso all'interno della società italiana, é impossibile pensare che nel 2007 esistano persone che non possiedano almeno un telefono cellulare in famiglia, per questo tra il 2003 ed il 2007 non si può parlare di un boom delle vendite come quello avvenuto tra il 1997 ed il 2003. La stessa dinamica si é verificata anche per quanto riguarda il settore dei PC, nonostante non abbiano tutt'oggi una diffusione paragonabile a quella dei cellulari.

spesa media mensile per tipologia familiare

PDF (276 kbyte)
Iindagine sui consumi condotta dall’Istat, nel 2005 la spesa media mensile per famiglia è pari, in valori correnti, a 2.398 euro. Si tratta di circa 17 euro in più rispetto all’anno precedente (+0,7%).
La spesa per generi alimentari e bevande si attesta su un livello del tutto analogo a quello dell’anno precedente (456 euro contro 453). Le uscite familiari per generi non alimentari, anch’esse stabili, passano tra il 2004 e il 2005 da 1.928 euro mensili a 1.941 euro.
L’andamento a livello nazionale è la sintesi di livelli di spesa territorialmente eterogenei che, tuttavia, presentano una sostanziale stabilità rispetto al 2004. Nel Nord la spesa media mensile delle famiglie è del tutto identica a quella del 2004 (pari a 2.689 euro) e anche le variazioni nel Centro e nel Mezzogiorno non risultano rilevanti: la spesa passa, rispettivamente, da 2.392 a 2.478 euro e da 1.915 a 1.913 euro.

La Lombardia e la provincia di Bolzano sono le aree geografiche con l'ammontare di spesa media piu' elevato: 2.872 e 3.229 euro, oltre mille euro in piu' rispetto a quello delle famiglie siciliane che, ancora una volta, mostrano il valore piu' basso (1.681 euro).

Ad eccezione del Molise, tutte le famiglie residenti nelle regioni del Mezzogiorno destinano alla spesa alimentare oltre un quinto della spesa totale; nel resto del paese soltanto in Liguria e nelle Marche, data anche la consistente presenza di anziani nella prima e di famiglie numerose nella seconda, si raggiunge un valore superiore al 20%.

Cosi' come le spese alimentari, anche le spese per abbigliamentoe calzature sono fortemente connesse al numero di componenti; nel Mezzogiorno, dove le famiglie sono mediamente piu' ampie, la quota destinata a questo capitolo e' dunque piu' elevata (con un minimo del 6,7% in Sardegna e un massimo dell'8,9% in Abruzzo).

La maggiore ampiezza familiare e' spesso associata alla presenza di un maggior numero di bambini e ragazzi in eta' scolare che determinano una propensione piu' elevata alla spesa per istruzione (si passa dall'1,1% di Campania, Sicilia e Sardegna, al 2,4% della Basilicata).

Tra le famiglie residenti nel Lazio e in Toscanaall'abitazione e' destinato poco meno di un terzo della spesatotale (rispettivamente, 30,1% e 29,2%); tale quota simantiene comunque sempre al di sopra del 24% in tutte leregioni centro-settentrionali.

La spesa per combustibili ed energianon presenta rilevanti differenze a livello regionale, oscillando tra il 4,3% della Lombardia e il 6,2% della Valle d'Aosta. Marcate sono invece le differenze nelle spese destinate a servizi sanitari e salute, che derivano anche dall'autonomia delle singole regioni nella regolamentazione del settore. Il Trentino Alto Adige (4,9%), in particolare la provincia di Trento (5,5%), la Lombardia e il Veneto (4,5%) sono le regioni con la quota di spesa per sanita' piu' alta, mentre le percentuali piu' basse si osservano tra le famiglie campane e tra quelle residenti nel Lazio (2,7%). Infine, sempre nelle regioni settentrionali risultano leggermente piu' elevate le quote di spesa per trasporti, per tempo libero e cultura e per ''altri beni e servizi''.

(red/28.07.06)

Delitti in Italia

Cresce il numero dei delitti in Italia denunciati dalle forze di polizia all'Autorita' Giudiziaria, nel 2006 rispetto all'anno precedente. In particolare, omicidi volontari, rapine e violenze sessuali registrano percentuali piu' elevate se confrontate con il 2005.
Emerge un andamento crescente del fenomeno nel periodo di tempo considerato: infatti,
i delitti denunciati passano da 38,7 per 1.000 abitanti nel 2000 a 44,0 nel 2005." Gli incrementi nel periodo considerato
risultano superioriai 10 punti percentuali al Nord nella provincia autonoma di Trento, in Valle d'Aosta, Lombardia ed
Emilia-Romagna; al Centro in Toscana; nel Mezzogiorno in Abruzzo. Nelle Isole lavariazione è invece negativa
(rispettivamente -3,7 punti percentuali in Sicilia e -4,8 in Sardegna). Le regioni con una delittuosità superiore a quella
media nazionalenel 2005 sono il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, l'Emilia-Romagna, la Toscana e il Lazio; le regioni
con i valori più bassi sono invece la Basilicata (18,8) e il Molise (23,4).
Col tempo si è verificato un aumento della popolazione ( si è passati dal 1984 che erano 57.080.095 abitanti a 58.462.375 del 2004) e di conseguenza un aumento dei delitti. Tuttavia questo aumento non è stato affato proporzionato in base all'aumento della popolazione.

Smaltimento rifiuti

Oggi come oggi la raccolta differenziata è considerata una delle soluzioni migliori per ridurre l'inquinamento ambientale. Sono infatti state effettuate delle vere e proprie campagne educative nei confronti delle famiglie con l'obiettivo di istruirle a svolgere questo compito.
Come riporta la raccolta annuale dell'Istat “Italia in cifre” sappiamo che dal 1996 al 2006 le tonnellate di rifiuti smaltite in Italia sono aumentate notevolmente.
Tuttavia la composizione media dei rifiuti è un dato difficile da stabilire, varia con la zona, la ricchezza e la cultura del cittadino, nonché con la produzione industriale del luogo. Un dato certo è che la produzione giornaliera per abitante che nel 2006, in media, in Italia è vicina ad 1,5 kg al giorno.
C'è infatti una notevole differenza tra la quantità di rifiuti smaltiti nel Nord Italia e quelli del Mezzogiorno. Le percentuali di smaltimento di regioni come Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia e Piemonte, infatti, sono bel al di sopra degli obiettivi. In particolare si segnalano tra gli incrementi più rilevanti nel periodo 2001-5, tra le regioni virtuose, quello del Trentino Alto Adige che è passato dal 25% al 44,2% e, tra quelle meno virtuose, la Sardegna che, sebbene abbia raggiunto appena il 10% ha fatto registrare un aumento di 4,6 punti percentuali nel periodo in esame.

domenica 30 novembre 2008

LA VINIFICAZIONE IN ITALIA




Tra le bevande note fin dall' antichità, un posto di rilievo è riservato al vino, amato ininterrottamente da popoli di ogni epoca.
Non è possibile avere notizie attendibili sulla data in cui l' uomo ha scoperto la vinificazione, mancando una adeguata documentazione in materia. Si possono però formulare ipotesi, interpretando fatti e notizie e esaminando gli attrezzi, oggi conervati nei musei enologici, che le diverse popolazioni hanno fabbricato e utilizzato per produrlo e conservarlo.
La sua diffusione è legata all' area della vite, cioè il bacino Mediterraneo, e alle antiche civiltà: fenicia, greca e romana. In Italia la viticoltura sarebbe stata introdotta in Sicilia intorno al 2000 a.C. da colonizzatori egeo-micenei e si sarebbe successivamente diffusa sulle coste meridionali della Penisola e, solo in epoca successiva, nel Centro e nel Nord.

Dati del vino :
Raccolta e utilizzazione dell'uva: nel 2006 sono stati raccolti
68,2 milioni di quintali di uve da vino (-1,0% rispetto al 2005) e
15,0 milioni di quintali di uve da tavola (-9,4%). La produzione di
vino e mosto è stata di 49,6 milioni di ettolitri. Il vino DOC
(Denominazione di Origine Controllata) o DOCG (Denominazioni
di Origine Controllata e Garantita) prodotto è pari al 31,5%, quello
IGT (Indicazioni Geografiche Tipiche) al 26,8% e quello da
tavola al 41,7%. Il vino bianco è pari al 46,4% ed il rosso e rosato
al 53,6%

Il fumo e la salute

La salute è l’elemento fondamentale nella vita di ogni uomo.
Purtroppo succede che essa venga messa a repentaglio, non solo da agenti esterni, ma anche dalle scelte da ogni singolo individuo. Un esempio di pericolo per la nostra salute è il fumo:
questo vizio, infatti, è la causa di molte malattie respiratorie e cardiovascolari e, se non viene fermato in tempo, può portare anche al tumore.
Sono state fatte delle ricerche dalla Doxa dove vengono riportati degli studi sulla prevalenza di fumatori tra il 1957 e il 2008 e vengono anche dati alcuni consigli e possibili soluzioni per riuscire a smettere di fumare.
L’Istat ha preso in considerazione questo problema, pubblicando delle percentuali che mostrano quanto, nel corso degli anni, sia sempre più alto il numero di uomini fumatori rispetto alle donne e quanto sia più bassa la percentuale degli uomini mai stati fumatori.
Infatti nel 1980 la percentuale maschile era del 54,3% contro il 16,7% di quello femminile; fino ad arrivare al 2007 dove si nota che la percentuale degli uomini fumatori si è sì abbassata, ma è pur sempre + alta di quella delle donne: il 28,2% contro il 16,5%.
In questi ultimi anni, purtroppo, la dipendenza dal fumo si è infiltrata anche tra gli adolescenti.
Alcuni dati riportati dall’OMS mostrano che “fortunatamente” solo il 3% dei giovani che ha provato e fuma almeno una volta la settimana.
Il problema del fumo deve venire affrontato in quanto questa dipendenza non danneggia solo chi ne abusa, ma anche chi non fuma e si ritrova a respirare il fumo altrui come ad esempio i bambini.
Per provare a porre rimedio al problema, in molti paesi sono state imposte delle leggi che prevedono il divieto assoluto di fumare in luoghi pubblici come bar e ristoranti. Ma questo può bastare?

Mortalità Infantile

Pur vivendo in un Paese in cui tecnologia e avanguardia sono all’ordine del giorno, il tasso di mortalità infantile risulta essere ancora molto alto. Grazie a “Italia in cifre” sappiamo che nel 2005 i decessi nel primo anno di vita sul territorio nazionale sono 2108, di cui 558 riguardano i decessi avvenuti nella prima settimana dalla nascita, 966 nel primo mese e 584 dopo il primo anno di vita.
Se prendessimo in considerazione il tasso di mortalità infantile dei decenni passati allora questo non risulterebbe un “dato da capogiro” in quanto fino agli anni ’90 si parlava di cifre molto più consistenti, nonostante ciò ci troviamo comunque davanti alla morte di 2108 neonati.
Nel corso degli ultimi 12 anni il numero dei bambini deceduti nel primo anno di vita è notevolmente diminuito. Dal 1990 al 2001 la mortalità infantile si è infatti ridotta del 41%, soprattutto grazie al miglioramento della qualità dell'assistenza al parto ed al bambino nel periodo perinatale. Il 75% dei decessi del primo anno, infatti, continua a interessare bambini che hanno meno di un mese di vita ed è un fenomeno che vede maggiormente coinvolti i maschietti a scapito delle femminucce ed i bambini del Sud rispetto a quelli del Nord. Nel biennio 2000-02 presentano mortalità inferiore Friuli Venezia Giulia (2,7 per mille nati), Toscana e Veneto a pari merito con 2,9, Bolzano (3) e Umbria (3,1). Invece la maglia nera per morti tra i bimbi sotto un anno di età spetta a Sicilia (6,3 morti per 1000 nati), Puglia (5,7), Basilicata (5,3), Campania (5). Ciò lo rivela un’indagine del Centro Nazionale Epidemiologia dell'ISS (CNESP), in collaborazione con l'ISTAT.
È pur vero che l’Italia risulta essere uno dei Paesi al mondo in cui il tasso di mortalità infantile è tra i più bassi e si classifica al primo posto se invece si prende in considerazione la speranza di vita alla nascita. L’età media degli uomini italiani risulta essere di 78 anni, contro i 75 anni degli Stati Uniti, mentre le donne possono vantare una speranza di longevità maggiore: l’età media delle donne italiane è di 84 anni contro i 79 anni della Gran Bretagna.
Se prendessimo in considerazione i dati forniti riguardo il tasso di mortalità infantile e la probabilità di morire entro il quinto anno di vita nei vari continenti, scopriremo che l’Italia è tra i paesi in cui è riscontrabile una situazione migliore rispetto a paesi come Africa ed Asia che continuano a soffrirne maggiormente. Nei Paesi industrializzati si è infatti verificato un notevole calo della mortalità infantile, passando da 40 a 6 decessi su 1000 nati vivi dal 1960 al 2005.
Nonostante i dati mostrino un miglioramento non bisogna credere che si sia raggiunta la massima efficienza ma occorre continuare ad investire nella ricerca e nell’assistenza sanitaria, con l’obiettivo di raggiungere picchi di sopravvivenza molto più elevati.

mercoledì 26 novembre 2008

Minorenni nei centri di prima accoglienza





I Centri di prima accoglienza ospitano i minori arrestati, fermati o accompagnati fino all'udienza di convalida, svolgendo nei loro confronti attività di sostegno e di chiarificazione. Essi, inoltre, forniscono all'Autorità Giudiziaria procedente i primi elementi di conoscenza della situazione che riguarda il minore e cercano di attivare le risorse familiari e ambientali, coinvolgendo gli altri servizi minorili e quelli del territorio. Preparano le dimissioni del minore dal centro o l'eventuale trasferimento ad altri servizi o strutture.

Il C.P.A. si caratterizza come una struttura non carceraria, collocata in gran parte presso gli Uffici Giudiziari; pertanto, il periodo di permanenza nel centro, anche se molto breve, permette di evitare l'impatto con l'istituto penale.

E' importante precisare che, ai sensi dell'art.18 c.2 D.P.R. 448/88, non tutti i minori arrestati o fermati vengono condotti in C.P.A. Il pubblico ministero, infatti, può disporre che il minorenne venga condotto presso una comunità pubblica o autorizzata o, "tenuto conto del fatto, dell'età e della situazione familiare", può disporre che "il minorenne sia condotto presso l'abitazione familiare perché vi rimanga a sua disposizione".

Si fa presente, inoltre, che i dati di seguito riportati si riferiscono al numero di ingressi in C.P.A. e non al numero degli entrati: vale a dire che i minori che sono transitati in questi servizi più volte nel corso dell'anno vengono conteggiati tante volte quanti sono stati gli ingressi.

Vacanze spensierate?


Grazie all’annuale raccolta dei dati dell’ ISTAT,“L’Italia in cifre 2008”, veniamo a conoscenza delle ormai, ahimè, consolidate scelte degli italiani vacanzieri: il 51% degli intervistati parte senza prenotazione, il 67,8% si muove in auto e il 47,9% di essi prevede per il soggiorno un alloggio privato!

Abbiamo deciso però, di voler consigliare ed appoggiare, tutti coloro che prima di intraprendere un viaggio, vogliono avere la consapevolezza di aver pianificato tutto fino all’ultimo dettaglio, che non facciano i “comodoni” affezionati alla propria automobile, e che siano pronti a scommettere che se ne possa fare a meno, approfittando di un’alternativa altrettanto conveniente. Infine saremo in grado di stuzzicare anche nei più pigri la voglia di avventurarsi in un viaggio fuori routine!

Per chi avesse intenzione di recarsi in uno dei 27 paesi dell’Unione Europea e soffrisse della sindrome del viaggiatore-ansioso, non deve aver paura: online sono infatti disponibili tutte le più curiose informazioni riguardanti ogni tipo di dubbio, a partire dai documenti necessari all’imbarco, fino ad arrivare alla lista di negozi più trendy! All’interno dell’UE è possibile attraversare molti confini senza subire controlli e con l’euro è più facile andare a caccia di buoni affari.

Per chi sia disposto, senza troppi scrupoli, in compagnia dei migliori amici, a preparare al volo i bagagli, destinazione “divertimento”, suggeriamo la tipologia viaggio last minute, che con offerte allettanti, e discreta conoscenza del pc, consente di risparmiare su volo e pernottamento, permettendo agli intrepidi viaggiatori di poter spendere poi, una volta sul luogo per godersi a pieno la trasferta!

Ma una cosa è certa, quest’anno le vacanze natalizie non verranno trascorse accanto al caminetto di casa da almeno 12 milioni di famiglie italiane: esse si muoveranno controcorrente, in viaggio contro la crisi!

Fabrizia Greco

MATRIMONI E DIVORZI


Nella maggior parte delle culture il matrimonio è il legame, ufficialmente riconosciuto, fra un uomo e una donna allo scopo di formare una famiglia. In alcune culture è considerato lecito contrarre matrimonio con più di una persona (poligamia), generalmente un uomo con più mogli; tale comportamento è invece perseguito come reato nella maggior parte del mondo. Recentemente, in alcuni Stati, la facoltà di contrarre matrimonio è stata estesa anche a coppie dello stesso sesso(matrimoni omosessuali).
Le definizioni del matrimonio variano storicamente sia fra le culture che all'interno delle culture medesime. In ogni caso esso ufficializza e stabilizza, in termini giuridici o religiosi, una relazione fra due individui, che potrebbero anche già aver contratto questo legame. Le motivazioni che portano all'ufficializzazione formale di una relazione sono di vario genere e solitamente non uniche: motivazioni sentimentali e/o sessuali (approvate socialmente), motivazioni economiche (patrimoniali) e/o politiche, motivazioni religiose.
Nell'antica Roma, si Obbligava la monogamia, ma si ammetteva la prostituzione, il concubinato, il sesso extraconiugale, il sesso omosessuale e il sesso con gli schiavi.
All'origine il matrimonio non era basato su alcun rito, era sufficiente la convivenza a sancire legalmente l'unione.
Fu con gli ordinamenti dell'antica Roma che, almeno fra le culture mediterranee, ebbe diffusione un criterio distintivo della famiglia "legalizzata" dal rito pubblico, originandosi una sperequazione, non disgiunta da una qualche riprovazione sociale, nei confronti dei "figli naturali" e di quelle che con espressione dei nostri giorni si potrebbero chiamare "unioni di fatto".
Nel XXI secolo però,ci si sposa poco, ma ci si separa tanto, tantissimo,va in frantumi il 51,2 per cento dei matrimoni solo in Italia. In Liguria, ad esempio, sembra fallisca il 91 per cento delle unioni,è seguita anche dalla Valle d’Aosta, Piemonte, Friuli, Emilia e Lombardia. Insomma il nord Italia. Mentre il sud si salva dallo sfascio:in Calabria si distrugge il 24 per cento dei matrimoni, dati più o meno analoghi in Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia.
Nel 1975 (un anno dopo il referendum sul divorzio) le separazioni e i divorzi in Italia rappresentavano appena l’8 per cento. Da quel momento è iniziato un trend inarrestabile, con una crescita costante, anno per anno, fino a sfondare nel 2004 il fatidico muro del 50 per cento. Una coppia su due scoppia.
In Italia l’1,6 per cento dei matrimoni naufraga già il primo anno, mentre in maggioranza ci si divide fra i sette e i quindici anni.
L’immigrazione, che negli ultimi quindici anni ha cambiato la nostra regione, ha favorito i matrimoni misti, che nel 2003 ammontavano al 18,7 per cento sul totale: una percentuale che ha avuto un’ulteriore impennata negli ultimi anni.In Toscana ammontano al 19,2 per cento, mentre in Puglia solo al 2,7 per cento.
I matrimoni in comunione di bene sono in Trentino Alto Adige il 49,7 per cento, la percentuale più alta nel Nord: in Valle d’Aosta per dire questa percentuale si ferma al 26,5 per cento.
Nel 2004 ci sono state 128 sentenze di separazioni e divorzi. Il che vuol dire che ogni 4 minuti si spegne un amore. L’aumento dei divorzi e delle separazioni ha avuto come diretta conseguenza un incremento delle famiglie monogenitoriali e di figli affidati: secondo i dati Istat il numero dei minori affidati in casi di separazione è pari, nel 2004, a 64292 e quello degli affidamenti nei divorzi a 21175.

martedì 25 novembre 2008

I mezzi di trasporto utilizzati per andare a lavoro

Secondo l’Istat, il mezzo di trasporto preferito dagli italiani per andare a lavoro è, dal 1997, la propria autovettura. Bassissimi, infatti, sono stati i cambiamenti in questo campo negli ultimi dieci anni e, comunque, sfavorevoli sia all’ambiente che ai cittadini. La crescita dell’uso della propria automobile dal 72 al circa 75 %, ha difatti sfavorito o non incentivato l’uso di mezzi alternativi quali autobus, biciclette e “piedi”.

I motivi? Poca sicurezza per le strade, poche piste ciclabili e sistemi di trasporto inefficienti, con poche e mal distribuite corse sul territorio. Su un campione di intervistati, addirittura, il 68 % potrebbe andare in autobus, ma l’aspettativa di attese, folle e tempi lunghi fa sì che solo il 13 % di loro utilizzi i mezzi pubblici. Molti, preferiscono perfino restare in macchina per 40, 60 minuti in mezzo al traffico pur di non utilizzarli.


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Dati vergognosi, se paragonati a quelli europei: a Budapest, per esempio, più del 60% utilizza mezzi pubblici, contro il nostro 5,5%, e in Olanda il 30 % va in bicicletta mentre in Italia solo un misero 3,2%, nonostante l’incremento delle piste ciclabili nelle nostre città. Certo, nulla in confronto alla Germania: se l’Italia tra il 2002 e il 2006 ha investito 5 milioni di euro riuscendo a portare a 2400 i 2000 km di piste ciclabili, i tedeschi pochi mesi fa hanno deciso di spendere 80 milioni l’anno per realizzare una rete ciclabile lungo le autostrade!

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Altre iniziative europee per combattere il traffico sono ad esempio l’esperimento olandese, secondo il quale ogni giorno vengono dati 4 euro per ogni viaggio in cui non si utilizza l’auto nelle ore di punta, con un controllo che avviene attraverso telecamere poste lungo il tratto stradale oggetto dell’esperimento, o il simile progetto americano, che prevede che vengano dati 20 dollari in più in busta paga a tutti quei lavoratori che decidessero di convertirsi alla bicicletta e lasciare a casa le proprie automobili.

la canzone piu bella del poeta Vasco

lunedì 24 novembre 2008

L'interruzione volontaria di gravidanza

  • Oggi in Italia qualsiasi donna può richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Dal 1978 questo intervento è regolato dalla legge 194, "Norme per la tutela della maternità e sull'interruzione volontaria di gravidanza", che sancisce le modalità del ricorso all'aborto volontario. L'intervento può essere effettuato presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale e le strutture private convenzionate e autorizzate dalle Regioni.L'Ivg può essere praticata dopo i primi 90 giorni quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna, oppure quando siano state accertate gravi anomalie del feto che potrebbero danneggiare la salute psicofisica della donna. In entrambi i casi, lo stato patologico deve essere accertato e documentato da un medico del servizio ostetrico e ginecologico che pratica l'intervento, che può avvalersi della collaborazione di specialisti.La richiesta di Ivg è effettuata personalmente dalla donna. Nel caso delle minorenni, è necessario l'assenso da parte di chi esercita la potestà o la tutela. Tuttavia se, entro i primi 90 giorni, chi esercita la potestà o la tutela è difficilmente consultabile o si rifiuta di dare l'assenso, è possibile ricorrere al giudice tutelare. Nel caso in cui la donna sia stata interdetta per infermità di mente, la richiesta di intervento deve essere fatta anche dal suo tutore o dal marito, che non sia legalmente separato.La legge indica chiaramente che l'interruzione volontaria della gravidanza non è un mezzo per il controllo delle nascite. Pertanto, il medico che esegue l'intervento è tenuto a fornire alla donna tutte le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle nascite, oltre che sui procedimenti abortivi. Inoltre, la Regioni promuovono a loro volta l'aggiornamento del personale sanitario sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sull'uso delle tecniche più moderne e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza. Parallelamente, vengono promossi corsi e incontri di approfondimento sulle tematiche dell'educazione sessuale, della contraccezione, della gravidanza, rivolti anche al pubblico.La legge prevede che ogni anno il ministro della salute presenti al parlamento una relazione sul fenomeno dell'Ivg in Italia, che comprenda anche gli aspetti della prevenzione. I dati sono attualmente raccolti, analizzati e pubblicati dall’Istituto superiore di sanità (Sistema di sorveglianza epidemiologica), dal ministero della Salute e dall’Istat. Per favorire la diffusione delle informazioni, la relazione viene trasmessa alle Regioni, a cui si raccomanda di organizzare incontri per gli operatori sanitari per discutere il quadro epidemiologico e formulare proposte operative alla luce dei dati e delle raccomandazioni nazionali.Il ruolo dei consultoriSecondo la legge 194, i consultori familiari (istituiti dalla legge 405 del 1975) hanno un ruolo fondamentale nell'assistenza alle donne che decidono di ricorrere all'Ivg. Anche il Progetto obiettivo materno infantile (Pomi), adottato nel 2000, assegna un ruolo strategico centrale ai consultori familiari nella promozione e tutela della salute della donna e dell’età evolutiva.I consultori, che sono strutture specificamente deputate alla promozione della salute riproduttiva, hanno infatti tra i loro compiti:
  • informare la donna sui propri diritti e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali offerti dalle strutture che operano sul territoriorio
  • informare la donna sulle norme che tutelano le gestanti nel luogo di lavoro
  • attuare direttamente, o proporre agli enti locali competenti, interventi speciali di assistenza quando la gravidanza o la maternità creino problemi che non possano essere risolti dai normali servizi territoriali
  • contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna a interrompere la gravidanza.
    Nonostante la specifica indicazione della legge, poche donne si rivolgono ai consultori per ottenere la certificazione per l'Ivg. In questi anni, infatti, soltanto il 25-33% dei certificati è stato rilasciato dai medici consultoriali. Una possibile ragione è che i consultori sono in genere scarsamente integrati con le altre strutture sanitarie. Al Sud, questa carenza è accentuata dalla scarsa presenza di consultori sul territorio e dalla presenza ridotta di medici abilitati a rilasciare la certificazione.In quelle Regioni dove invece la politica sanitaria ha favorito il ruolo dei consultori per la prenotazione delle analisi pre-Ivg e per l'intervento, il ricorso a queste strutture per la certificazione è salito addirittura all'85%. In questo modo è stata favorita anche l'attuazione dei programmi di prevenzione e il tasso di abortività è diminuito più rapidamente

incendi 1990-2006

Gli incendi rappresentano ed hanno rappresentato da sempre un fattore di rischio per le attività umane e per tanto nel corso dei tempi sono state create metodologie per prevenirli e strumenti per combatterli. In particolare con l'aumento delle concentrazioni di persone in spazi chiusi o comunque limitati,e l'aumento delle attività potenzialmente pericolose,il rischio incendiè divenuto uno dei più comuni dei nostri tempi;infatti se nel 1990 gli ettari di superficie bruciati già erano circa 96.157 l'anno ad oggi arriviamo a 15.399 ettari e aumentano sempre più le cause naturali e volontarie infatti per quanto riguarda queste ultime al 2006 ne sono state registrate 68,2.Infatti secondo il rapporto di lega ambiente forestale se diminuissero positivamente il numero di incendi e le superfici percorse dal fuoco rimarebbero praticamente costanti in italia le cause dei roghi. Per questo che si sta cercando di stroncare le mani criminali di chi distrugge il nostro patrimonio naturale. praticamente nel nostro paese non esistono incendi naturali,non connessi direttamente all'azione umana. incendi quindi sempre causati dall'uomo,per cause volontarie ed involontarie,spesso da persone poche attente ed imprudenti.nello scorso anno infatti,il 15% dei roghi è stato di natura colposa,provocati da imprudenza,negligenza e violazione delle norme. Ben il 60% degli incendi sono connessi ad interessi di pochi che pregiudicano uno sviluppo economico compatibile con l'ambiente di intere comunità

venerdì 14 novembre 2008

Becks 1995




Becks 2007

giovedì 13 novembre 2008

tooheys advertising

PUBBLICITA' 1976



PUBBLICITA' 2007

Tennent's beer

Tennent's 80's




Tennent's 90's: "Caledonia"




Tennent's '08: "Full capacity"




Tennent's '08: "Full capacity Rome
"

Spot Corona

Corona 70s: "La cerveza al natural"





Corona '07: "Finishing touch"


Pubblicità Guinness

Spot Guinness 1981



Spot Guinness 2007

mercoledì 12 novembre 2008

spot bud 2007

Tuborg!

advertising Tuborg 1992
(purtoppo il codice per caricarlo sul blog non è disponibile)
http://it.youtube.com/watch?v=RdB2HGVYqBA

advertising Tuborg 2007

spot bud 1995

pubblicità ceres 1856




pubblicità ceres 2005