lunedì 1 dicembre 2008

DEBITO PUBBLICO

Anni 1997-2007, incidenza percentuale sul Pil

1997 : 118,1

2004 : 103,8

2005 : 105,8

2006 : 106,5

2007 : 104,0





Uno dei più affascinanti argomenti dell’economia, è quello del debito pubblico. Quando si parla di debito pubblico, cioè di debito assunto non da una persona fisica ma da uno Stato Sovrano, bisogna sforzarsi di cambiare la propria concezione di debito, in cui, classicamente a un debitore si contrappone un creditore.
Le definizioni enciclopediche di debito pubblico definiscono lo stesso come “il debito dello stato nei confronti di altri soggetti, individui, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni (come BOT e CCT) destinate a coprire il fabbisogno finanziario statale”.
E i soggetti nei confronti dei quali il debito pubblico assume un significato particolare sono proprio le banche.

Nel periodo in cui viviamo il denaro circolante non è più corrispondente alla quantità d’oro presente all’ interno di un paese, ma è corrispondente al lavoro svolto. Ad esempio se io svolgo un mestiere che la legge di mercato vuole venga pagato 1 euro l’ora, dovrò lavorare 10 ore per legittimare la circolazione di un biglietto da 10 Euro. Se tutto il denaro circolante fosse “coperto” dal lavoro svolto il nostro Paese non avrebbe debito.
Invece il debito Italiano alla data odierna ammonta a 1.510.826 milioni di Euro.

Perché? Chi sono i creditori di una somma così elevata? A chi dobbiamo questi soldi?
Quando un paese deve erogare servizi e si trova nella condizione di non avere sufficiente denaro a disposizione nonostante le manovre finanziarie, ricorre al debito rivolgendosi ad una banca. Ricorrere al debito significa che una banca provvede alla produzione di cartamoneta, per la somma richiesta.
Per semplificare ammettiamo che in Italia manchino 1000 Euro per l’ erogazione di servizi pubblici essenziali. Chiederemmo alla Banca d’Italia di concedere un debito. La Banca d’Italia erogherebbe due banconote da cinquecento Euro, pezzi di carta del costo di tre centesimi l’uno, per un totale di sei centesimi. Lo Stato Italiano diventerebbe debitore della Banca d’Italia per 1000 Euro più interessi. E’ come se la Banca d’Italia si comportasse come un’impresa (e di fatto è una Società per Azioni) che produce biglietti del costo di tre centesimi l’uno e li rivende allo Stato a 500 euro più interessi. Ciò significa che in circolazione ci sarebbero 1000 euro non coperti dal valore del lavoro. Per capire a fondo il motivo per cui il denaro non coperto da lavoro rappresenta debito dovrò ricorrere, mi perdonino i lettori, a un secondo esempio banale: ammettiamo per semplicità che l’ economia di un paese sia composta solo dalla coltivazione di un prodotto ad esempio le patate. L agricoltore coltiverebbe le patate e le metterebbe sul mercato per ricavarne denaro. Se la Zecca, tutto d’un tratto emettesse cartamonete in enormi quantità l’agricoltore si troverebbe ad avere a casa un sacco di soldi. Non avrebbe più bisogno di lavorare, e non coltiverebbe più patate. Le patate sparirebbero dal mercato e i soldi dei consumatori non servirebbero più a comprare l’unico prodotto presente sul mercato cioè le patate: i soldi in altre parole non varrebbero più nulla.

Un esempio concreto di ciò fu la crisi Americana del ’29, in cui per comprare un chilo di pane bisognava portarsi una cariola piena di soldi (questa è verità, non è un’esempio) in panetteria.
In altre parole, di tutto il debito Italiano e non solo Italiano, la parte dovuta alle banche rappresenta la carta moneta circolante sul mercato non coperta dal lavoro.

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