mercoledì 26 novembre 2008

MATRIMONI E DIVORZI


Nella maggior parte delle culture il matrimonio è il legame, ufficialmente riconosciuto, fra un uomo e una donna allo scopo di formare una famiglia. In alcune culture è considerato lecito contrarre matrimonio con più di una persona (poligamia), generalmente un uomo con più mogli; tale comportamento è invece perseguito come reato nella maggior parte del mondo. Recentemente, in alcuni Stati, la facoltà di contrarre matrimonio è stata estesa anche a coppie dello stesso sesso(matrimoni omosessuali).
Le definizioni del matrimonio variano storicamente sia fra le culture che all'interno delle culture medesime. In ogni caso esso ufficializza e stabilizza, in termini giuridici o religiosi, una relazione fra due individui, che potrebbero anche già aver contratto questo legame. Le motivazioni che portano all'ufficializzazione formale di una relazione sono di vario genere e solitamente non uniche: motivazioni sentimentali e/o sessuali (approvate socialmente), motivazioni economiche (patrimoniali) e/o politiche, motivazioni religiose.
Nell'antica Roma, si Obbligava la monogamia, ma si ammetteva la prostituzione, il concubinato, il sesso extraconiugale, il sesso omosessuale e il sesso con gli schiavi.
All'origine il matrimonio non era basato su alcun rito, era sufficiente la convivenza a sancire legalmente l'unione.
Fu con gli ordinamenti dell'antica Roma che, almeno fra le culture mediterranee, ebbe diffusione un criterio distintivo della famiglia "legalizzata" dal rito pubblico, originandosi una sperequazione, non disgiunta da una qualche riprovazione sociale, nei confronti dei "figli naturali" e di quelle che con espressione dei nostri giorni si potrebbero chiamare "unioni di fatto".
Nel XXI secolo però,ci si sposa poco, ma ci si separa tanto, tantissimo,va in frantumi il 51,2 per cento dei matrimoni solo in Italia. In Liguria, ad esempio, sembra fallisca il 91 per cento delle unioni,è seguita anche dalla Valle d’Aosta, Piemonte, Friuli, Emilia e Lombardia. Insomma il nord Italia. Mentre il sud si salva dallo sfascio:in Calabria si distrugge il 24 per cento dei matrimoni, dati più o meno analoghi in Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia.
Nel 1975 (un anno dopo il referendum sul divorzio) le separazioni e i divorzi in Italia rappresentavano appena l’8 per cento. Da quel momento è iniziato un trend inarrestabile, con una crescita costante, anno per anno, fino a sfondare nel 2004 il fatidico muro del 50 per cento. Una coppia su due scoppia.
In Italia l’1,6 per cento dei matrimoni naufraga già il primo anno, mentre in maggioranza ci si divide fra i sette e i quindici anni.
L’immigrazione, che negli ultimi quindici anni ha cambiato la nostra regione, ha favorito i matrimoni misti, che nel 2003 ammontavano al 18,7 per cento sul totale: una percentuale che ha avuto un’ulteriore impennata negli ultimi anni.In Toscana ammontano al 19,2 per cento, mentre in Puglia solo al 2,7 per cento.
I matrimoni in comunione di bene sono in Trentino Alto Adige il 49,7 per cento, la percentuale più alta nel Nord: in Valle d’Aosta per dire questa percentuale si ferma al 26,5 per cento.
Nel 2004 ci sono state 128 sentenze di separazioni e divorzi. Il che vuol dire che ogni 4 minuti si spegne un amore. L’aumento dei divorzi e delle separazioni ha avuto come diretta conseguenza un incremento delle famiglie monogenitoriali e di figli affidati: secondo i dati Istat il numero dei minori affidati in casi di separazione è pari, nel 2004, a 64292 e quello degli affidamenti nei divorzi a 21175.

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